Gela. Il sospetto che si fosse appropriato di buoni carburante per circa duemila euro, un contratto non rinnovato e, alla fine, tutti i dubbi sono stati risolti all’interno di un’aula di tribunale. E’ stato assolto “perché il fatto non sussiste”.
L’operatore della Ghelas multiservizi Massimo Missud era finito sotto processo con l’accusa di truffa aggravata. In base ad una denuncia sporta nell’agosto di quattro anni fa dall’allora amministratore delegato della società comunale Antonino Collura, Missud avrebbe addirittura manomesso il display in grado di conteggiare consumi di carburante e spazi percorsi dal mezzo in sua dotazione destinato alla bonifica di aree invase dalla vegetazione spontanea. Intanto, il suo contratto di lavoro non era stato rinnovato e, così, l’operatore finito al centro dei controlli dovette lasciare il posto.
Da quel momento, ha intrapreso una strada fatta di carte bollate e ricorsi, sia in sede civile che penale. I giudici civili gli hanno riconosciuto il diritto a rientrare nell’organigramma della Ghelas multiservizi. Adesso, il giudice Domenico Stilo, in primo grado, ha stabilito che i fatti contestatigli nella denuncia depositata sui tavoli della procura non sono stati commessi.
E’ stato chiaro l’avvocato difensore Antonio Gagliano. “Non ci fu nessuna manomissione del display per cercare di trarne un vantaggio personale – ha detto davanti al giudice – la vera sfortuna del mio assistito è stata quella di essersi trovato a dover utilizzare un mezzo da lavoro vetusto e mai sottoposto ad un’effettiva attività di manutenzione. Per questa ragione, non c’è stata nessuna manomissione. Il display ed altri sistemi interni al mezzo si sono bloccati perché del tutto usurati”.
Massimo Missud, dopo la bufera che lo travolse, è riuscito a ritornare, a conclusione di un altro giudizio, tra i ranghi della Ghelas multiservizi. Il dispositivo letto in aula dal giudice Domenico Stilo, inoltre, sembra confermare l’assenza di qualsiasi condotta illecita. Il pubblico ministero Pamela Cellura, a conclusione della sua requisitoria, aveva chiesto la condanna ad un anno e due mesi di reclusione.
L’accusa di truffa, infatti, era aggravata dal rapporto di lavoro che lega Missud ad una società pubblica. Gli amministratori della Ghelas multiservizi, invece, si erano costituiti parte civile con l’avvocato Liliana Bellardita.
“Ebbi dei sospetti sulla condotta di Missud – spiega l’ex amministratore delegato di Ghelas Antonino Collura – e sporsi denuncia. Il suo contratto, dato che si trattava di un rapporto di lavoro a tempo determinato, non venne rinnovato. Ma questo non è assolutamente legato a qualsivoglia forma di ritorsione. Sarebbe stato semplicemente assurdo”.