Gela. La presentazione del piano Eni continua a fare discutere. E mentre ieri il Gip del tribunale, Veronica Vaccaro, rinviava a giudizio 4 dirigenti della Raffineria per l’ennesimo caso di inquinamento, il parroco di Santa Lucia, don Luigi Petralia, si discostava dal coro di chi ritiene il piano di investimenti positivo.
C’è voglia di chiarezza. Quei 700 milioni da spendere nel quadriennio miglioreranno impianti e produzione (soprattutto di gasolio) ma non sono tutte rose e fiori. “Quando arrivano investimenti è sempre un fatto positivo per l’economia locale – dice il prete – Io penso però ad una Gela libera dalle ciminiere. Quante centrali al pet coke ci sono in Europa? Io penso solo quella di Gela. Se l’uso del pet coke è così importante perché non lo fanno in altre parti di Europa. Anche Obama si è espresso negativamente sulle centrali a carbone”.
Don Petralia sembra essersi aggiornato sulla questione ambientale. “Si parla molto di innovazione in questo piano ma si mantiene il vecchio standard. Mi chiedo: quante tonnellate di Co2, So2, ossido di azoto e particolato sottile contenenti metalli pesanti si risparmierebbero ogni anno se non ci fosse la centrale che usa il pet coke? Quante di queste sostanze vengono abbattute in atmosfera? Su questo bisogna rispondere”.
Anche l’aspetto occupazionale non convince il parroco. “Si perdono 300 posti – chiarisce – E’ vero che non ci saranno licenziamenti e i lavoratori verranno accompagnati alla pensione, ma è altrettanto vero che non ci saranno nuovi ingressi. La politica, i sindacati, la Regione, devono prendere una posizione netta su questi temi. Siamo contenti che ci sia questa voglia di investire ma gli impianti devono essere compatibili con l’ambiente. Perché non si utilizza gas alternative per produrre energia? Qui non si tratta solo delle norme ma della salute dei cittadini. Anche per l’indotto la ricaduta economica sarà temporanea e se durante gli investimenti ci sarà lavoro, fra due-tre anni si tornerà alla questione attuale e il problema ambientale resterà”. Tornando alla vicenda giudiziaria, il processo che si aprirà a fine novembre davanti al giudice monocratico riguarda la mancata bonifica del sottosuolo in alcuni siti. Rinviati a giudizio l’ex ad Giuseppe Ricci e tre funzionari della Raffineria Gela.