L’indagine “Redivivi”, “nessuna minaccia da Davide Trubia e dai suoi parenti”, parlano altri imprenditori agricoli

 
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Gela. “Mi hanno solo chiesto se potevano passare a ritirare la plastica

dismessa dalle serre della nostra azienda. Non siamo mai stati minacciati da Davide Trubia o dai suoi parenti”.

Altri operatori chiamati a testimoniare. In aula, nel corso del dibattimento scaturito dall’inchiesta antimafia “Redivivi”, sono stati sentiti diversi titolari di aziende agricole, tutte concentrate tra le contrade Bulala e Mignechi. La versione resa al collegio penale del tribunale, presieduto dal giudice Miriam D’Amore, a latere Marica Marino e Silvia Passanisi, è stata praticamente univoca. Il gruppo Trubia non avrebbe mai imposto, con le minacce, una sorta di monopolio nella gestione della raccolta della plastica dismessa e delle guardianie. “Ricordo che fu un certo Ruggero a presentarsi in azienda – ha detto un altro operatore chiamato a testimoniare – disse che stavano girando a Mignechi e Bulala per controllare ed evitare furti. Senza impegno, ci chiese un’offerta mensile. Potevano dare quanto volevamo. Dopo che iniziarono le guardianie, nella nostra azienda non si verificarono più furti o danni”. Per i pm della Dda di Caltanissetta, invece, il gruppo Trubia, con un sistema di tipo mafioso, avrebbe estromesso tutti gli altri operatori della raccolta della plastica. Una ricostruzione contestata dai difensori degli imputati. A processo, ci sono Vincenzo Trubia, Davide Trubia, Rosario Trubia, Luca Trubia, Simone Trubia, Rosario Caruso, Ruggero Biundo e il ventiseienne Rosario Trubia. Le dichiarazioni rese in aula dai testimoni seguono quelle rilasciate, nel corso delle precedenti udienze, da altri imprenditori agricoli che, a loro volta, hanno escluso di essere stati vittime di imposizioni da parte dei Trubia. Così, i difensori hanno anche avanzato richieste di modifica delle misure cautelari per alcuni degli imputati, attualmente detenuti. Parti civili sono l’associazione antiracket “Gaetano Giordano”, con l’avvocato Giuseppe Panebianco,  il Comune, rappresentato dall’avvocato Anna Gambino, l’associazione Codici e quattro operatori che sarebbero stati vittime delle presunte imposizioni dei Trubia, al punto da dover lasciare le contrade Bulala e Mignechi, spostandosi in altre zone per raccogliere la plastica dismessa. Gli imputati sono difesi dagli avvocati Flavio Sinatra, Carmelo Tuccio e Nicoletta Cauchi. In aula, si tornerà ad ottobre.

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