Gela. La discarica Timpazzo, la scorsa estate, non andava chiusa.
La chiusura decisa dalla Regione. Un provvedimento, quello allora firmato dal dirigente generale dell’assessorato regionale all’Energia, bocciato dai giudici del Tribunale amministrativo di Palermo. I cancelli della discarica riaprirono a distanza di diversi giorni, causando non pochi problemi sul fronte della raccolta e dello smaltimento. Rifiuti in strada, a poche settimane dall’insediamento della nuova giunta del sindaco Domenico Messinese. I magistrati amministrativi hanno dato ragione ai legali dell’Ato Cl2 che, già la scorsa estate, avevano impugnato il provvedimento regionale, ottenendo comunque un’ordinanza sospensiva che consentì di riaprire la discarica. Per i tecnici della regione, almeno stando al provvedimento, ci sarebbe stato il rischio di contaminazione legato soprattutto al percolato generato dalla vasca C-D del sito di conferimento. Dati, però, del tutto contestati dai funzionari dell’Ato Cl2, con in testa il commissario liquidatore Giuseppe Panebianco, e dai loro legali.
Il verdetto dei giudici del Tar. “Ritiene, dunque, il Collegio – si legge nella sentenza – che i motivi di ricorso siano fondati, non risultando la persistenza di “gravi motivi, tali da provocare danni all’ambiente e alla salute” che possano giustificare la chiusura della discarica. Si aggiunga che la nota del 29 aprile 2015, successiva al provvedimento impugnato, ha confermato l’efficacia della barriera e l’ipotesi che il percolato intriso nei suoli fosse fuoriuscito dalla discarica prima che fosse realizzata la citata barriera; fatto questo che conferma l’insufficienza dell’istruttoria svolta e dà conto della complessiva contraddittorietà dell’azione amministrativa”. Inoltre, i tecnici dell’assessorato regionale non hanno mai provveduto a presentare una relazione sull’intera vicenda, come chiesto invece dai giudici del Tar. Quindi, chiusura bocciata ed emergenza rifiuti che poteva essere evitata.