Gela. Saranno i giudici del tribunale del riesame di Caltanissetta, la prossima settimana, a valutare le richieste avanzate dai legali degli indagati nell’inchiesta “Avaritia”, concentrata sulla gestione privata dell’Ipab Aldisio. Le difese di don Giovanni Tandurella (attualmente ai domiciliari), dell’ingegnere Renato Mauro, dell’ormai ex consigliere comunale Sandra Bennici e di quello in carica Salvatore Scerra, si sono rivolte ai magistrati nisseni. Mauro, Bennici e Scerra (difesi dagli avvocati Giacomo Ventura, Flavio Sinatra e Valentina Lo Porto) sono sottoposti all’obbligo di presentazione. I ricorsi sono volti a rivedere le posizioni degli indagati, anche rispetto alle misure imposte. I pm della procura e i carabinieri indagano su presunti illeciti che avrebbero portato il gruppo privato “La Fenice” ad ottenere la gestione di servizi e strutture dell’Ipab di Caposoprano. Si ipotizza, tra le altre accuse, la corruzione. L’ingresso dei privati nella casa di ospitalità avvenne quando don Tandurella (difeso dal legale Giovanna Zappulla) era alla guida del cda dell’ente. Per gli investigatori sarebbero state violate le norme sulla trasparenza, proprio a seguito di un presunto pactum sceleris tra il gruppo privato e il sacerdote. Lo stesso don Tandurella è anche accusato di aver gestito, per finalità private, lasciti e donazioni, che sarebbero dovuti servire per la struttura.
Sempre la prossima settimana, sarà trattato l’appello, proposto invece dalla procura. Per i magistrati che seguono l’inchiesta, ci sono tutti gli elementi per aggravare le attuali misure, fino alla detenzione in carcere. La procura, infatti, non esclude il rischio di reiterazione dei reati e di inquinamento degli elementi di prova. I quattro indagati principali, davanti al gip, hanno respinto gli addebiti.