Gela. Una dinamica che probabilmente rimarrà avvolta nella nebbia del tempo. Per la morte dell’allora ventunenne Salvatore Iozza, avvenuta ormai diciassette anni fa dopo un incidente stradale, non è mai stato individuato un possibile responsabile. L’iniziale indagine venne archiviata e adesso è arrivata la prescrizione anche per uno degli occupanti della Fiat Coupè che si ribaltò, probabilmente causando le ferite fatali che portarono dopo tre giorni alla morte di Iozza. Alessandro G. era accusato di aver rilasciato false dichiarazioni su quanto accaduto, secondo i pm della procura per coprire il fatto che ci fosse lui alla guida dell’automobile ribaltata, sulla quale viaggiava anche Iozza. Il trascorrere del tempo ha fatto maturare la prescrizione, formalizzata dal giudice Francesca Pulvirenti, così come chiesto anche dal pm Gesualda Perspicace. La prescrizione ha determinato il non doversi procedere. L’imputato è difeso dall’avvocato Flavio Sinatra. Le indagini furono riaperte, almeno nei confronti dell’amico sospettato, a seguito delle dichiarazioni rilasciate dai familiari del giovane morto. Il padre di Iozza avrebbe spiegato agli investigatori che dopo alcuni anni dall’incidente lo stesso imputato gli avrebbe confessato che quella sera c’era lui alla guida dell’automobile. Versione sempre respinta dalla difesa dell’imputato. La famiglia della vittima era parte civile nel procedimento, con gli avvocati Dionisio Nastasi e Luisa Campisi.
I legali hanno concluso chiedendo il riconoscimento della responsabilità dell’imputato. La prescrizione ha però chiuso il giudizio. Al momento dell’arrivo del giovane al pronto soccorso dell’ospedale “Vittorio Emanuele”, anche gli amici che erano con lui si presentarono, in attesa di avere notizie sulle sue condizioni. Nessuno però avrebbe fornito una ricostruzione chiara dell’accaduto.