Gela. Un proiettile, all’interno di una busta da lettera, venne recapitato ad un funzionario comunale. Gli investigatori avviarono indagini e riuscirono a collegare l’intimidazione ad un’altra vicenda che riguardò Palazzo di Città. In base alle accuse, il proiettile sarebbe stato inviato da un dipendente municipale, Rosario Moscato, e da un padroncino delle autobotti per le forniture idriche, Gaetano Cassarà. Questa mattina, davanti al giudice Eva Nicastro, le difese dei due imputati (sostenute dai legali Nicoletta Cauchi, Floriana Trainito e Fabio Fargetta) hanno avanzato la richiesta di patteggiamento. Definiranno le posizioni, senza l’avvio del dibattimento. Per la procura, sono evidenti le prove che dimostrano il loro coinvolgimento. Entrambi gli imputati, alcuni anni fa, vennero coinvolti in un’inchiesta su forniture idriche irregolari, che Moscato assicurava a Cassarà, dietro pagamento. Veniva usato il punto di approvvigionamento di Montelungo, di proprietà comunale. Sono stati giudicati per quei fatti e tra le contestazioni c’era la corruzione. Il funzionario comunale che poi venne minacciato con il proiettile inviatogli, pare avesse intuito che ci fossero anomalie nell’uso del punto di approvvigionamento idrico di Montelungo.
Probabilmente, i due con quell’intimidazione volevano indurlo a non andare avanti con i controlli. Gli inquirenti però sono risaliti anche all’origine della minaccia, costata il giudizio al dipendente comunale e al padroncino. Il patteggiamento sarà formalizzato a fine mese.