Indotto Eni, nuove richieste alle aziende per assorbire operai del bacino di disponibilità

 
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Gela. La lista di disponibilità dei lavoratori storici dell’indotto Eni è sovente al centro di tante perplessità, trasformate sempre più spesso in pesanti dubbi rispetto all’utilità. Negli scorsi giorni, tre lavoratori edili hanno organizzato un sit-in di protesta davanti l’ingresso principale di raffineria, proprio per sottolineare che da tempo non riescono più a trovare occupazione, nonostante appunto facciano parte dell’indotto “storico”. I sindacati, sia del settore metalmeccanico sia di quello edile, insieme alle sigle confederali, nel tempo si sono confrontati con la parte datoriale, rappresentata in primis da Sicindustria Caltanissetta. Le organizzazioni sindacali ritengono ci siano le condizioni affinché le imprese possano assorbire i lavoratori rimasti fuori dal ciclo produttivo e spesso con il rischio di non avere neanche l’ultimo appiglio degli ammortizzatori sociali (ancora adesso manca il decreto della Regione per l’area di crisi rispetto all’anno in corso). Una nuova richiesta in tal senso è stata inoltrata a diverse aziende dell’indotto Eni, proprio nel tentativo di verificare la possibilità di assumere lavoratori del bacino. In questi ultimi anni, la linea dell’occupazione in raffineria e negli altri siti Eni sul territorio è rimasta piuttosto stabile, favorita dagli investimenti aziendali.

Quello più consistente è per il progetto “Argo-Cassiopea” che sta concentrando gran parte delle risorse, consentendo occupazione tra le aziende dell’indotto. Con la conclusione dei cantieri del progetto per il gas, bisognerà poi valutare se ci saranno ripercussioni occupazionali fra le aziende che hanno ottenuto appalti e affidamenti. Buona parte degli operai dell’indotto “storico” non ha ancora maturato tutti i requisiti per il pensionamento e la loro mancata collocazione non gli permette di accumulare contributi utili. Uno stato di fatto più volte rimarcato dai lavoratori e dai sindacati.

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