Gela. La mobilitazione è stata fissata per oggi, a livello nazionale. Le sigle sindacali del settore metalmeccanico di Fiom, Fim e Uilm hanno diffuso una piattaforma rivendicativa che ha come base di riferimento soprattutto l’attuale situazione nei siti petrolchimici e in quelli industriali, come raffineria. Sono i lavoratori dell’indotto a mobilitarsi, chiedendo più certezze per chi opera negli appalti e negli indotti. Anche le liste di disponibilità e strumenti come il bacino dei lavoratori “storici” vengono considerati non più al passo dei tempi né adeguati alla tutela del lavoro. Le rappresentanze sindacali di Fiom, Fim e Uilm, sul territorio con i segretari Orazio Gauci, Alessio Pistritto e Nicola Calabrese, fanno anche riferimento alle risorse del Pnrr. “Non sia la scusante per aspettare ma sia il volano di una reale ripresa che potrà essere realizzata solo a fronte di una concreta progettualità. Il Recovery Fund – si legge nelle richieste – sia un’opportunità e non la promessa di un futuro che deresponsabilizzi le imprese. La transizione ha già pesantemente penalizzato interi insediamenti territoriali e i lavoratori con un massiccio utilizzo di ammortizzatori sociali e, nei casi peggiori, il licenziamento degli stessi. L’annunciato sblocco dei licenziamenti fa aumentare le preoccupazioni”. Le organizzazioni sindacali temono che il processo di deindustrializzazione possa andare avanti, con perdita dei posti di lavoro.
“Chiediamo e sosteniamo una decarbonizzazione che non si traduca in deindustrializzazione e ulteriore perdita e frammentazione del lavoro ma venga accompagnata da una giusta transizione che tenga insieme le ragioni della sostenibilità ambientale e dell’occupazione”, scrivono ancora i sindacati. L’attenzione si concentra sugli appalti e sulla necessità che le aziende non facciano a gara per ridurre i costi, a discapito del lavoro. “Gli appalti metalmeccanici nel settore petrolchimico oggi rappresentano l’espressione massima della frantumazione del mondo del lavoro in un settore strategico per il paese come quello delle energie. Non si è mai affermata una logica ampia di settore e di sistema, di filiera, nella quale la competizione venisse in realtà affrontata sul terreno della qualità dei processi produttivi, del riconoscimento dei diritti dei lavoratori, piuttosto che limitarsi sulle pratiche di dumping contrattuale e la graduale riduzione dei diritti dei lavoratori e della contrattazione collettiva”, così è riportato nel documento. A livello locale, Eni ha sempre spiegato di aver rispettato gli accordi, successivi al protocollo di intesa del 2014, portando avanti gli investimenti previsti, per la riconversione green della raffineria di contrada Piana del Signore.