Indotto Eni a pezzi e posti di lavoro in fumo, Petralia: “Non si può vivere senza uno stipendio!”

 
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Gela. “Ci vogliono uomini di buona volontà. La politica, per prima, deve dimostrare di voler risolvere questa gravissima situazione sociale”. “Come si va avanti senza uno stipendio?”. Il parroco della chiesa di Santa Lucia, don Luigi Petralia, ribadisce, come già fatto durante l’assemblea pubblica di ieri organizzata dalla Diocesi di Piazza Armerina, la necessità di bloccare l’emorragia di posti di lavoro che sta martoriando la città. “Purtroppo, la chiesa può fare da stimolo ma, di certo, non ha i mezzi per risolvere il problema – continua – quello che sta accadendo, con in testa la vicenda degli operai dell’indotto Eni, rischia di produrre conseguenze senza precedenti. Parliamo di centinaia di famiglie che, fino a qualche anno fa, riuscivano a mantenere la loro dignità di vita. Ma come si va avanti senza uno stipendio? Chi paga il mutuo? Chi paga le bollette?”.

“Non bisogna pensare solo agli errori del passato”. Non a caso, molte famiglie in difficoltà hanno iniziato a rivolgersi alla Caritas diocesana. “Sono condirettore di questa struttura – dice – e mi accorgo giornalmente dell’aumento di richieste di sostegno. Parliamo di famiglie che, fino a qualche anno fa, non avrebbero mai avuto bisogno di questi interventi”. Il parroco, direttore della pastorale sociale della Diocesi di Piazza Armerina, cerca di evitare ulteriori polemiche. “Le scelte politiche del passato? Certamente, hanno avuto un ruolo nel determinare quanto sta accadendo – conclude – adesso, però, come ha detto anche il vescovo Rosario Gisana, bisogna guardare avanti. Solo in questo modo, si trovano le soluzioni, altrimenti sarà il baratro definitivo”. 

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