Roma. E’ stato un lavoro che si è protratto fino ad oggi, fatto di audizioni, sopralluoghi, attività di approfondimento e verifica di atti. In giornata, la commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su illeciti ambientali ha chiuso la relazione finale sul sistema della depurazione delle acque reflue in Sicilia, stilata a conclusione di una fase di confronto tra i parlamentari. I contenuti verranno successivamente resi noti e pubblicati. La proposta di relazione, avanzata dal presidente Stefano Vignaroli, è stata approvata all’unanimità, con il voto favorevole anche del senatore grillino Pietro Lorefice. L’esponente pentastellato è stato tra i più impegnati nell’attività della commissione e nelle ispezioni nei diversi siti dell’isola, dove si registra una situazione sicuramente lontana dall’efficienza. Sono pesanti le infrazioni comunitarie che si sono susseguite. L’attività di controllo dei parlamentari ha risentito dello stop forzato dovuto alla pandemia, che per un lungo tempo non ha permesso spostamenti e accertamenti negli impianti siciliani. I componenti hanno più volte condotto audizioni con istituzioni territoriali e vere e proprie ispezioni. Nel ciclo della depurazione finito sotto verifica, c’è anche il sistema locale. La commissione effettuò ispezioni tre anni fa, sia nell’impianto di Macchitella sia al consortile, nell’area della raffineria Eni. Da allora, almeno per quanto riguarda il sito di Macchitella, ci sono state evoluzioni, fino all’affidamento dei lavori per l’ampliamento, attesi da anni. Solo in questo modo sarà possibile adeguarlo e coprire le aree residenziali sorte. In passato, l’impianto di Macchitella, gestito da Caltaqua, è stato al centro di un’indagine penale, per gli sversamenti in mare di reflui non depurati. Proprio Lorefice ha seguito le procedure, interfacciandosi con la struttura commissariale che coordina questi progetti. Negli scorsi giorni, invece, ha deciso di chiedere gli atti per il consortile. Dalla Regione, per mesi, non sono arrivati riscontri. In questo caso, il progetto è di raddoppio della linea di trattamento biologico. I lavori furono affidati e partirono due anni fa. Da tempo, però, sono fermi e il cantiere non va avanti. Secondo Lorefice si tratta di una situazione molto grave, per un investimento da diversi milioni di euro, considerato decisivo per migliorare le condizioni ambientali ed evitare sversamenti in mare, che anche nel recente passato non sono mai mancati.
Il senatore, un anno fa, fece una disamina assolutamente negativa. Parlò, rispetto a quanto si verifica sull’isola, di un “quadro disastroso”. “Dopo mesi e mesi di incontri con sindaci, dirigenti, magistrati delle procure dell’isola e decine di ispezioni negli impianti di depurazione siciliani – disse – emerge dunque una situazione gravissima. Basti pensare che la mancata depurazione delle acque costa 160 mila euro al giorno, mentre dei 457 impianti di trattamento delle acque reflue, il 16 per cento non è in funzione, il 20 per cento non è stato sottoposto a collaudo. Il resto, in pochi casi, completa il regolare ciclo di depurazione, sversando in mare acque inquinate”. Tutti dati probabilmente confluiti nella relazione finale. Richiamò pure dodici progetti per il territorio provinciale, in quel momento ancora fermi.