Gela. L’ipotesi avanzata dalla procura è che possa essersi trattato di una morte, causata dall’esposizione all’amianto. Il pm Luigi Lo Valvo, ieri, ha chiesto il rinvio a giudizio per l’ex proprietario della Smim, l’ingegnere Giancarlo Barbieri. L’accusa di omicidio colposo gli viene mossa dopo gli accertamenti condotti dagli inquirenti a seguito della morte di un ex dipendente dell’azienda, Filippo Recca. Il decesso avvenne due anni fa. Per i familiari e per l’associazione Ona, ci sarebbero state responsabilità proprio dei vertici aziendali. Smim operò per anni nell’indotto di raffineria, prima del fallimento. Secondo le valutazioni affidate ad esperti, ci sarebbe un nesso tra l’esposizione all’amianto, la presunta assenza delle misure di prevenzione e il mesotelioma che determinò il decesso.
La moglie e la figlia del lavoratore, così come la sezione locale Ona, sono state ammesse come parti civili, con il sì del gup Marica Marino, su richiesta del legale Davide Ancona. La difesa dell’imprenditore, sostenuta dall’avvocato Flavio Sinatra, invece, si è opposta al rinvio a giudizio, ritenendo che non ne ricorrano i presupposti.