Indagine riservata su timbrature di un commissario, Marchese in aula: “Informai procura”

 
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Il comando della municipale di via Ossidiana

Gela. “Informai la procura non appena ci furono le prime risultanze”. Si è difeso il vicecomandante della polizia municipale, Carmelo Marchese, a processo davanti al collegio penale del tribunale, con l’accusa di abuso d’ufficio. Secondo i pm, avrebbe autorizzato un’indagine riservata, su presunti casi di timbrature irregolari da parte di un commissario della municipale, senza informare il superiore e imponendo l’obbligo di riferire solo a lui. In base a quello che ha spiegato, rispondendo al difensore, l’avvocato Gaetano Purpura, e al pm Mario Calabrese, sarebbero risultate oltre trecento timbrature non in regola e senza vere giustificazioni, per un totale di almeno 3.600 euro di straordinari. Gli agenti impiegati nell’indagine dovevano riferire allo stesso Marchese, rispetto all’esito di verifiche e appostamenti. Il commissario sul quale era stata disposta l’indagine era in servizio alla polizia giudiziaria della procura. Pare inoltre che Marchese, negli approfondimenti che decise di condurre, non escludesse una “culpa in vigilando” anche per la posizione del comandante del corpo. Il collegio penale, presieduto dal giudice Miriam D’Amore, non ha accolto la richiesta, avanzata dai banchi dell’accusa, di sentire ulteriori testimoni, tra questi l’allora primo cittadino Domenico Messinese, che venne informato. Fu messo al corrente anche il segretario generale di quel periodo. Il vicecomandante, inoltre, aveva individuato un ulteriore caso sospetto. Un agente del corpo, che avrebbe fatto portare la propria auto privata, in un’officina meccanica, impiegando personale della stessa municipale.

Marchese ha confermato che l’indagine partì sulla base di “voci insistenti”. Ha ribadito di aver rispettato gli obblighi previsti. Per la difesa, il vicecomandante ha adempiuto alle attribuzioni del suo ruolo nel corpo. Le richieste della procura e le conclusioni della difesa dovrebbero essere formalizzate nel corso della prossima udienza.

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