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Indagine royalties, abbreviato per Greco e altri imputati: niente riti alternativi per Messinese

Gela. La questione tiene ancora oggi banco ed è al centro delle interlocuzioni tra l’attuale amministrazione comunale e la Regione. Proprio il governo Schifani ha blindato la norma cosiddetta “sblocca...

A cura di Rosario Cauchi
01 aprile 2025 15:00
Indagine royalties, abbreviato per Greco e altri imputati: niente riti alternativi per Messinese -
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Gela. La questione tiene ancora oggi banco ed è al centro delle interlocuzioni tra l’attuale amministrazione comunale e la Regione. Proprio il governo Schifani ha blindato la norma cosiddetta “sblocca royalties” che permette a Palazzo di Città, ormai senza più il rischio di impugnativa da parte dell’esecutivo nazionale, di disporre di una parte consistente dei fondi versati dalle aziende del settore estrattivo, per chiudere il bilancio stabilmente riequilibrato. Sul fronte giudiziario, invece, va avanti il procedimento scaturito da un’inchiesta condotta dai pm della procura, che rispetto alla destinazione delle somme delle royalties ipotizzano diverse contestazioni e violazioni della normativa in materia. Questa mattina, davanti al gup Roberto Riggio, le difese di ex sindaci, dirigenti comunali e componenti degli organi di controllo, hanno formalizzato la scelta del giudizio abbreviato. Non andranno, eventualmente, a dibattimento. La loro posizione verrà definita dal giudice dell’udienza preliminare. Una decisione confermata dalle difese dell’ex sindaco Lucio Greco, dell’allora commissario Rosario Arena, dell’ex dirigente al bilancio Alberto Depetro, dell’ex assessore Grazia Robilatte e dei componenti del collegio dei revisori, succedutisi nel tempo, Maria Assunta Cattuto, Graziano Ponzio, Salvatore Corso, Carmela Ficara, Giuseppe Nicoletti e Pietro Gioviale. Non hanno optato per riti alternativi, invece, le difese dell’altro ex primo cittadino Domenico Messinese e degli ex assessori Fabrizio Morello e Danilo Giordano. Stando alla procura, gli stanziamenti delle royalties sarebbero stati usati per “la spesa corrente” e “a copertura di rilevanti debiti fuori bilancio”. Sotto esame sono finiti i rendiconti approvati per gli esercizi finanziari dal 2015 e fino al 2019.

Per quanto approfondito nell’inchiesta dai pm e dai militari della guardia di finanza, sarebbe risultato un presunto “falso rispetto del patto di stabilità interno da parte del Comune”. Operazioni contabili che per gli investigatori avrebbero mutato “la veridicità e l’attendibilità delle risultanze contabili dell’ente”. Nel corso del procedimento, sono stati prodotti ulteriori atti e documentazione. In aula, si tornerà a giugno, quando verranno esposte le prime richieste della procura, per ciò che concerne gli imputati. Secondo le difese, non ci fu alcuna elusione della disciplina né ci sarebbe stato un quadro finanziario artatamente ritoccato attraverso l’uso delle royalties, destinate a interventi per lo sviluppo. L’ente comunale successivamente andò incontro al dissesto, uno dei pesi principali che si trova a sostenere l’attuale amministrazione, impegnata nella definizione del bilancio stabilmente riequilibrato, che avrà una voce fondamentale appunto nel capitolo delle royalties, la cui destinazione a ragioni finanziarie è stata autorizzata dalla Regione, seppur in via transitoria. Gli imputati escludono responsabilità o anomalie amministrative e contabili. Sono rappresentati dai legali Flavio Sinatra, Antonio Gagliano, Salvo Macrì, Davide Ancona, Gualtiero Cataldo, Maria Platania, Venere Salafia, Sandra Amarù e Antonio Palmieri. La procura segue il procedimento con il sostituto procuratore Luigi Lo Valvo.

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