Gela. L’attenzione è stata nuovamente concentrata sull’esito delle attività tecniche che furono condotte dai consulenti della procura, sia all’interno della fabbrica Eni di contrada Piana del Signore che nelle aree esterne e limitrofe. Per gli esperti, chiamati a riferire in aula, nel corso del dibattimento, ci sarebbero state contaminazioni, manifestatesi anche nel sottosuolo. Gli accertamenti furono condotti soprattutto nell’area del parco generale serbatoi dello stabilimento. In base a quanto riferito questa mattina, gli esperti individuarono valori fuori norma, anche per la presenza di sostanze pericolose. Venne indicato che almeno 82 serbatoi avrebbero potuto costituire fonte di contaminazione. L’attività fu alla base dell’inchiesta, aperta con l’accusa di disastro ambientale innominato. Sono a processo, davanti al collegio penale del tribunale, presieduto dal giudice Miriam D’Amore (a latere Eva Nicastro e Martina Scuderoni), manager e tecnici delle società del gruppo Eni che operano in città. Secondo le accuse mosse dalla procura (in aula con il sostituto Ubaldo Leo), le attività svolte nel tempo dalla multinazionale avrebbero compromesso matrici come l’acqua, i terreni e il sottosuolo. Contestazioni che le difese degli imputati escludono. I risultati delle attività di verifica sono stati messi in dubbio e anche le difese (tra i legali ci sono gli avvocati Grazia Volo, Gualtiero Cataldo, Carlo Autru Ryolo e Attilio Floresta) porteranno in aula i consulenti di parte, per valutare quanto da loro accertato nelle stesse aree.
Sono a giudizio, Giuseppe Ricci, Battista Grosso, Bernardo Casa, Pietro Caciuffo, Pietro Guarneri, Paolo Giraudi, Lorenzo Fiorillo, Antonino Galletta, Renato Maroli, Massimo Barbieri, Luca Pardo, Alfredo Barbaro, Settimio Guarrata, Michele Viglianisi, Rosario Orlando, Salvatore Losardo, Arturo Anania, Massimo Pessina, Enzo La Ferrera, Marcello Tarantino, Gaetano Golisano ed Emanuele Caiola. I controlli disposti dalla procura si estesero ad aree agricole e a terreni, presenti nella zona della raffineria, ma non solo. Sono parti civili il Comune (con l’avvocato Dionisio Nastasi), il Ministero dell’ambiente e la Regione (con l’avvocato dello Stato Giuseppe Laspina), le associazioni “Aria Nuova” e “Amici della Terra-Gela” (rappresentate dai legali Salvo Macri e Joseph Donegani), molti cittadini e proprietari terrieri che avrebbero subito danni alla salute e alle loro stesse attività, spesso a ridosso dei siti Eni. Sono assistiti, tra gli altri, dagli avvocati Nicoletta Cauchi, Maurizio Scicolone, Raffaela Nastasi, Claudio Cricchio, Tommaso Vespo, Enrico Aliotta, Emanuele Maganuco, Giovanna Cassarà, Laura Cannizzaro e Francesco Spataro. Nel corso delle prossime udienze saranno sentiti altri testimoni.