Inchiesta "Mondo opposto", in appello chiesta conferma condanne

Per gli investigatori, tra Niscemi e Gela si stava ricostruendo l'organizzazione, sfruttando intimidazioni e armi. Le difese hanno iniziato a esporre le conclusioni

20 ottobre 2025 20:57
Inchiesta "Mondo opposto", in appello chiesta conferma condanne -
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Niscemi. La richiesta avanzata dalla procura generale, salvo per la modifica della sola entità delle pene imposte a due imputati, è di conferma piena della decisione di primo grado, emessa dal gup del tribunale di Caltanissetta. Così, si è espresso il pg nel procedimento di secondo grado per i fatti dell'inchiesta antimafia “Mondo opposto”. Gran parte dei coinvolti, condannati dal gup in abbreviato, non ha proposto ricorso e la sentenza, per le loro posizioni, è diventata definitiva, compresa quella a vent'anni di reclusione decisa per Alberto Musto, considerato nuovo vertice di Cosa nostra niscemese. Per gli investigatori, tra Niscemi e Gela si stava ricostruendo l'organizzazione, sfruttando intimidazioni e armi. Nel procedimento d'appello, sono davanti ai magistrati di Caltanissetta Giuseppe Auteri, Giovanni Ferranti, Davide Cusa, Maria Antonietta Caruso, Gianni Ferranti, Francesco Piazza e Paolo Rizzo. Il concordato è stato definito per Francesco Amato e René Di Stefano. Per la conferma delle condanne hanno concluso le parti civili, il Comune di Niscemi, con l'avvocato Paolo Testa, e i Ministeri dell’interno e della difesa, attraverso l’Avvocatura dello Stato, con il legale Giuseppe Laspina. Nel corso dell'udienza odierna, è toccato pure alle difese esporre le conclusioni. E' stata la volta dell'avvocato Joseph Donegani, in rappresentanza dei Ferranti, padre e figlio. Nel corso delle prossime udienze, le conclusioni saranno riportate dagli altri legali degli imputati. Al termine del giudizio abbreviato in primo grado, il gup ha condannato a dodici anni e quattro mesi di detenzione Sergio Musto (come il fratello Alberto sottoposto a 41 bis), a dieci anni e otto mesi Giuseppe Auteri, nove anni e otto mesi per Andrea Abaco, nove anni e quattro mesi a Francesco Cona, nove anni a Giovanni Ferranti e René Di Stefano, otto anni e quattro mesi a Francesco Torre, otto anni per Giovanni Manduca, sei anni e otto mesi a Francesco Cantaro e Carlo Zanti, sei anni per Francesco Piazza, quattro anni al gelese Carmelo Raniolo e tre anni e quattro mesi agli altri gelesi Vincenzo Cannizzaro e Luigi Cannizzaro, tre anni e quattro mesi a Maria Antonietta Caruso, tre anni a Francesco Amato, due anni e nove mesi a Davide Cusa, un anno e dieci mesi a Gianni Ferranti e un anno e otto mesi a Paolo Rizzo. Sono difesi dai legali Flavio Sinatra,  Maurizio Scicolone, Joseph Donegani, Angelo Cafà, Francesco Spataro, Danilo Tipo, Nicoletta Cauchi, Salvatore Leotta, Antonino Grippaldi, Ennio Adamo, Antonio Vincenzo Arcerito, Donatella Cinzia Singarella, Antonino Ficarra, Francesco Mascali, Monica Catalano, Claudio Bellanti, Vita Mercolillo, Agata Maira, Giuseppe Napoli, Antonino Di Gregorio, Riccardo Incarbone e Luca Del Bue.

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