Gela. Il gip del tribunale di Napoli, dopo l’interrogatorio di garanzia, ha confermato la misura della detenzione in carcere per il ventiquattrenne Carmelo Miano. Il giovane programmatore informatico è accusato di essere l’hacker che per un lungo periodo di tempo ha messo sotto scacco e “bucato” i sistemi di protezione in dotazione al Ministero della giustizia, riuscendo ad acquisire documenti e informazioni riservate da diverse procure italiane, compresa quella locale. La prossima settimana è fissato il riesame. La difesa, sostenuta dal legale Gioacchino Genchi, si è rivolta proprio al riesame partenopeo per cercare di ottenere una misura diversa dalla detenzione. Secondo il legale, ci sarebbero pure esigenze di salute per il giovane. Miano, durante l’interrogatorio di garanzia, ha ammesso praticamente tutti i fatti che gli vengono addebitati, sottolineando però di non aver agito per danneggiare le infrastrutture informatiche di sicurezza.
Per almeno tre anni, avrebbe pianificato e concretizzato incursioni nei sistemi delle procure e delle forze dell’ordine, puntando inoltre a società come Tim. Gli inquirenti hanno appurato, infine, il forte interesse sui profitti delle criptovalute: il giovane avrebbe accumulato diversi milioni di euro.
Ammonimento con lieve pena e poi assunzione nella pubblica amminastrazione per scovare gli evasori fiscali.