Gela. Nessuna modifica dell’entità della condanna, che per il boss sessantenne Salvatore Rinzivillo è stata confermata dalla Corte di Cassazione, che si è nuovamente espressa sulla sua posizione nell’inchiesta “Druso”, il filone romano del maxi blitz antimafia “Extra fines”. Dieci anni e due mesi di detenzione, così come era stato deciso lo scorso anno dalla Corte d’appello di Roma. Anche nel giudizio bis in Cassazione, è stato confermato che la riduzione della pena fu disposta secondo quanto previsto, con la venuta meno dell’aggravante mafiosa. Il nuovo ricorso in Cassazione era stato avanzato dai legali di Rinzivillo, attualmente ristretto sotto regime di 41 bis. Gli avvocati Roberto Afeltra e Annarita Franchi, attraverso i motivi esposti, sono tornati a chiedere l’annullamento, ritenendo che l’entità della pena dovesse essere rivista anche per i cosiddetti “reati satellite”. I magistrati capitolini, invece, si sono uniformati a quanto stabilito dalla Corte d’appello, che a sua volta si era pronunciata sulla scorta di un precedente annullamento. Nessuna variazione quindi, con la pena inflitta a Rinzivillo che viene confermata a dieci anni e due mesi di reclusione, ridotta rispetto agli iniziali dieci anni e otto mesi.
Il gup del tribunale di Roma, in abbreviato, aveva invece imposto una condanna più pesante a quindici anni e dieci mesi. L’inchiesta si concentrò sulla riorganizzazione del clan Rinzivillo, per gli investigatori affidata proprio all’imputato. Nella capitale, il boss avrebbe avuto un punto strategico, adottando le tipiche modalità dei clan, con estorsioni e danneggiamenti, per recuperare crediti e favorire aziende vicine al gruppo di mafia.