Gela. Crocifisso Di Gennaro e Nicola Liardo venivano monitorati dagli investigatori, ben prima del blitz “Cruis”, che consentì di fare luce su un presunto traffico di droga, con diramazioni sia a Palermo che a Catania, le piazze di riferimento per rifornirsi. Ci sarebbero stati collegamenti anche con la zona del ragusano. Uno dei poliziotti che si occupò dei primi approfondimenti investigativi ha raccontato in aula, davanti al collegio penale del tribunale, quali fossero le strategie per lo spaccio, messe in piedi da Liardo, e ha anche riferito del ruolo di Di Gennaro. Gli investigatori, dodici anni fa, iniziarono a seguire gli spostamenti di Liardo, con telecamere piazzate nei pressi dell’abitazione di famiglia. “Ci accorgemmo che aveva la disponibilità di un immobile attiguo, dove si recava spesso, soprattutto prima dello spaccio”, ha spiegato il testimone. Durante una perquisizione, furono trovati non meno di 48 mila euro, hashish e cocaina. I controlli si estesero ad un vano al quale si accedeva da un ulteriore ingresso.
“Liardo però spiegò che non era nella sua disponibilità”, ha aggiunto il poliziotto. Secondo quanto emerso, Di Gennaro, avrebbe avuto contatti diretti con presunti fornitori palermitani. “Spesso era il fratello a spacciare – ha proseguito il poliziotto – anche lui venne arrestato”. L’investigatore ha risposto alle domande del pm della Dda di Caltanissetta Matteo Campagnaro e a quelle delle difese. Sono a processo, oltre a Liardo e Di Gennaro, anche Francesco Barbagallo, Vincenzo Cannizzo, Manuel Ieva, Vincenzo Ieva, Monia Greco, Fail Menkai, Giovanni Barbieri, Salvatore Santagati, Antonino Santonocito, Almarin Tushja, Vincenzo Vella, Valentina Bellanti e Rosario Marchese (gli ultimi due rispondono solo dell’intestazione fittizia di un bar a Caposoprano). Nel corso dell’inchiesta “Cruis”, venne individuato l’omonimo bar, spesso usato come centro per piazzare la droga ai clienti. Il giro economico sarebbe stato ingente. Le difese, anche in fase di indagini, hanno comunque spiegato che non ci sarebbero elementi precisi per collegare gli imputati al giro di droga né sarebbero stati ricostruiti veri e propri passaggi di sostanze stupefacenti. Gli imputati sono difesi dagli avvocati Giacomo Ventura, Flavio Sinatra, Carmelo Tuccio, Cristina Alfieri, Davide Limoncello, Ivan Bellanti, Giovanna Zappulla e Walter Tesauro.