Mazzarino. Una presenza mafiosa “capillare” e “penetrante” a Mazzarino. Questo è lo spaccato che i pm della Dda di Caltanissetta Davide Spina e Claudia Pasciuti hanno iniziato a delineare nella loro requisitoria rispetto a quanto emerso a conclusione del dibattimento scaturito dal blitz “Chimera”. Per i magistrati, la famiglia Sanfilippo era in grado di controllare la quasi totalità dei settori produttivi e più in generale di imporre una pressione profonda. Estorsioni, droga e armi, sarebbero stati i punti determinanti del ruolo del clan, capace di finanziarsi con imposizioni e attraverso un controllo rigido. Gli stessi testimoni chiamati in aula a rispondere alle domande, secondo i pm, avrebbero sempre dato l’impressione di essere reticenti e condizionati. Un aspetto che emerse già in fase di indagine. La requisitoria è iniziata davanti al collegio penale del tribunale di Gela, presieduto dal giudice Miriam D’Amore (a latere Marica Marino e Fabrizio Giannola). Proseguirà ancora a giugno con le richieste che saranno formalizzate dall’accusa. Toccherà poi alle difese di tutti gli imputati, che invece escludono l’appartenza a contesti di criminalità organizzata. Un altro filone processuale ha già delineato le prime decisioni, con pesanti condanne in abbreviato.
Davanti al collegio gelese, ne rispondono Santa Sandra Aleruzzo, Bruno Berlinghieri, Giovanni Di Pasquale, Rosangela Farchica, Samuel Fontana, Vincenza Galati, Antonino Iannì, Dario Iannì, Vincenzo Iannì, Bartolomeo La Placa, Ilenia La Placa, Francesco Lo Cicero, Michele Mazzeo, Enza Medicea, Rosario Ridolfo Nicastro, Salvatore Ridolfo Nicastro, Andrea Sanfilippo, Calogero Sanfilippo (1991), Calogero Sanfilippo (1983), Calogero Sanfilippo (1976), Giuseppe Sanfilippo (1984), Giuseppe Sanfilippo (1979), Marcello Sanfilippo, Maria Sanfilippo, Marianna Sanfilippo, Marianna Sanfilippo (1985), Maurizio Sanfilippo, Girolamo Zuccalà e Ignazio Zuccalà. Parte civile, attraverso l’Avvocatura dello Stato, è il Ministero dell’interno (rappresentato dal legale Giuseppe Laspina). Tra gli imputati, c’è la gelese Valentina Maniscalco (difesa dall’avvocato Giacomo Ventura), accusata insieme al marito Emanuele Brancato (imputato in un altro troncone) di aver strutturato rapporti con i Sanfillippo per il traffico di droga. La caratura criminale dei mazzarinesi avrebbe fatto breccia nel nord Italia, dove secondo gli inquirenti la famiglia di mafia si sarebbe radicata. Venne fatta luce, infine, sugli omicidi di Benedetto Bonaffini e Luigi La Bella, che risalgono al periodo a cavallo tra anni ’80 e ’90 e che vengono contestati ai capi dei Sanfilippo ma nel procedimento in abbreviato.