In città una rete parallela dei beni archeologici trafugati, l'interesse del mercante internazionale e i ricettatori

Quello che avevano a disposizione i gelesi sarebbe stato di notevole interesse per il mercante d’arte internazionale William Veres, nato in Ungheria ma residente in Inghilterra, già figura centrale nell’indagine “Demetra”. Carcere per due gelesi

12 dicembre 2025 22:37
In città una rete parallela dei beni archeologici trafugati, l'interesse del mercante internazionale e i ricettatori -
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Gela. La rete degli scavi illegali e del mercato dei reperti archeologici, soprattutto monete, passava da Gela e gli investigatori che hanno condotto l’operazione “Ghenos-Scylletium” monitorarono per diverso tempo il gruppo che pare fosse molto attivo nel mercato parallelo. Ancora una volta, i siti archeologici della zona attiravano gli interessi di “tombaroli” impegnati su tutta l’isola e in altre Regioni. Quello che riaffiorava dagli scavi veniva poi piazzato a ricettatori e poteva finire nel giro delle case d’asta, anche fuori dall’Italia. In città, le misure di custodia cautelare in carcere sono state eseguite nei confronti del sessantenne Simone Adriano Pretin e del cinquantaseienne Vincenzo Boccadifuoco. I due erano spesso in contatto durante il periodo monitorato dai pm e dai carabinieri, almeno dal 2022. La procura di Catania ha coordinato buona parte dell’inchiesta, in stretto rapporto con i magistrati calabresi. Nelle carte dell’inchiesta, seppur non raggiunti da misure, si fa riferimento sia all’ottantenne Orazio Di Simone sia al sessantenne Orazio Pellegrino, già toccato da altre inchieste dello stesso tipo, compresa quella ribattezzata “Demetra”. Avrebbero ricevuto “monete d’argento provento del reato di furto di beni culturali”. Quello che avevano a disposizione i gelesi sarebbe stato di notevole interesse per il mercante d’arte internazionale William Veres, nato in Ungheria ma residente in Inghilterra, già figura centrale nell’indagine “Demetra”. Sarebbe stato Veres ad acquistare da un ricettatore gelese, non identificato, “un lotto di reperti archeologici”. Nel corso di uno degli scavi illegali, “nella zona di Gela”, due indagati commentavano un importante ritrovamento, con “monete e medaglioni”. A Gela, sarebbe arrivato per trattare acquisti l’etneo Pietro Tomasello, più volte monitorato dagli investigatori, e destinatario di una misura agli arresti domiciliari. Secondo gli inquirenti, chi stava nel giro degli scavi illegali e del mercato dei beni trafugati, era in grado di riconoscere i tanti pezzi che venivano immessi nel circuito e riprodurli. Durante la perquisizione effettuata nell’abitazione di Pretin, a novembre, i carabinieri hanno sequestrato anche due metaldetector, che l’indagato ha spiegato essere “legalmente detenuti”. Nell'inchiesta si fa richiamo a un altro gelese, quarantanovenne residente a Comiso, nei cui confronti però non è stata avanzata richiesta di misura. La custodia in carcere, oltre che per Pretin e Boccadifuoco, è stata disposta nei confronti di Filippo Asero, Salvatore Camonita, Giuseppe Esposito, Leandro Insolia, Michele Nicotra, Gianfranco Paternò e Santo Sambataro. Ai domiciliari, Salvatore Bonaventura, Giuseppe Di Mauro, Salvatore Cavallaro, Carmelo De Luca, Fortunata Di Dio, Domenico Faranda, Gaetano Faranda, Enrico Lo Verde, Settimo Minnella, Sergiu Pop, Vito Stancanelli, Giuseppe Strano e Salvatore Tomasello.

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