Il totem della verifica, frange dem la vogliono e subito ma prima il Pd dovrebbe farla al proprio interno
Il segretario dem Giuseppe Arancio sembra molto convinto dall'approccio del sindaco e ha spiegato che non c'è necessità di accelerare. La verifica si farà ma più in là nei mesi. Chi parteggia per la verifica immediata, Orlando docet, guarda ai numeri
Gela. Se nel centrodestra cittadino, in questo ultimo scorcio d'anno, sono soprattutto le vicende interne a Forza Italia a tenere banco, nella maggioranza del primo cittadino Terenziano Di Stefano (superata la mini “burrasca” del passaggio interno del consigliere Massimiliano Giorrannello dai civici ai pentastellati), la “ribalta” se la riprendono i dem. Ancora una volta, il partito più strutturato e con maggiori numeri consiliari, ricade in errori piuttosto evitabili, tradotti in plateali qui pro quo. Sembra infatti che la fase di distensione varata dal sindaco, subito dopo l'obiettivo del voto del bilancio stabilmente riequilibrato, ai dirigenti dem non dispiaccia affatto, così come a tanti altri alleati. Però, il totem della verifica politica si trascina, almeno come richiesta potenziale, da mesi se non addirittura quasi da un anno. Di Stefano è stato chiaro e conciso: si farà solo su richiesta ufficiale delle segreterie di partito. Una conclusione che vale pure per il Pd. Il segretario dem Giuseppe Arancio sembra molto convinto dall'approccio del sindaco e ha spiegato che non c'è necessità di accelerare. La verifica si farà ma più in là nei mesi, non subito e soprattutto non nell'imminenza delle festività. I dem, con sei consiglieri comunali e due assessori, sono decisamente la bandiera portante di un “modello Gela”, che lo scorso anno accolsero dopo più riflessioni interne. Tra i “duri e puri” della verifica si iscrive il capogruppo dem Gaetano Orlando, che in più di un'occasione, soprattutto non ufficiale, ha insistito per aprire il confronto interno alla maggioranza e dare “rappresentatività” sulla base dell'esito elettorale e di certe collocazioni politiche. A Orlando, così come ad altri dem, magari piace poco il fatto di dover condividere la linea con partiti più vicini al centrodestra, come l'Mpa o Sud chiama nord. Sullo sfondo rimane la multiservizi Ghelas, allo stato decisamente difficile da mettere in discussione, quanto al vertice, vista la fiducia che il sindaco dimostra di riporre nell'attuale amministratore Guido Siragusa, già segretario dem e sostenuto nella sua azione di rilancio societario anche da qualche esponente democratico. Chi parteggia per la verifica immediata, Orlando docet, vorrebbe che ai numeri elettorali corrispondessero altrettante caselle nel governo cittadino e nelle sue articolazioni. Già un anno fa, il capogruppo del Pd non accolse di buon grado la presidenza del civico consesso andata alla pentastellata Paola Giudice. Ritiene, più in generale, che alla bandiera del Pd vada dato maggiore spazio, iniziando dalla giunta, dove il partito schiera il vicesindaco e assessore Giuseppe Fava e l'altro assessore Peppe Di Cristina. Chi vuole la verifica punta a un peso ancora maggiore. Nella visione amministrativa e politica di Di Stefano, fino a oggi, non hanno prevalso i numeri. Prevalgono la qualità dell'azione amministrativa e i risultati da raggiungere e non a caso nel governo locale c'è chi non ha rappresentanza in aula consiliare ma vanta un patto di fiducia con il capo dell'amministrazione. Il sindaco è conscio dell'importanza dell'attuale alleanza ma è altrettanto fermo quando tornano in ballo tutti gli accordi che contraddistinsero la corsa verso il ballottaggio. In casa dem, il segretario Giuseppe Arancio non ha affatto messo in soffitta la verifica con il resto dell'alleanza ma sembra convinto che non sia questo il frangente giusto, peraltro in attesa della decisione ministeriale sul bilancio stabilmente riequilibrato, che è quella che più conterà sulla tenuta dello strumento finanziario e del percorso di superamento del dissesto. Forse, i dem, prima di chiederla ufficialmente a Di Stefano, la verifica dovrebbero farla al loro interno, così da tracciare una linea piuttosto netta e senza inciampi, che sovente rischiano di depotenziare i processi decisionali.
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