Gela. Il raddoppio del depuratore consortile avrebbe dovuto rappresentare la panacea ai disagi della gestione dei reflui urbani eliminando i continui sversamenti in mare passando per la spiaggia.
Progetto ancora al palo. L’investimento, inserito nella programmazione Europea nel 2012, illustrato dal presidente della regione Rosario Crocetta e approvato dall’allora commissario delegato per l’emergenza bonifiche e la tutela delle acque in Sicilia, Marco Lupo, a distanza di tre anni è ancora fermo al palo. Erano stati i vertici del colosso energetico Eni a realizzare e consegnare gratuitamente, nel rispetto all’accordo di programma siglato nel 2007, il progetto di adeguamento con il quale il Comune era riuscito ad ottenere un finanziamento da 8 milioni di euro. Il bando prevedeva l’adeguamento del depuratore che per eliminare i continui scarichi in mare di liquami avrebbe dovuto garantire una capacità di 800 metri cubi l’ora, il doppio della portata attuale che non soddisfa il fabbisogno della popolazione. Lo stesso avrebbe dovuto evitare al Comune di pagare le pesanti sanzioni inflitte all’amministrazione colpevole di inquinare l’ambiente, liberando i liquami non trattenuti dall’attuale depuratore perché inadeguato. Mentre le promesse dell’ormai ex sindaco Angelo Fasulo di risolvere l’annoso problema si sono rivelate vane, l’attuale primo cittadino è stato costretto a ordinare il divieto di balneazione nel tratto di lungomare antistante la bretella di via Borsellino ma minimizza sui continui sversamenti a mare di acqua di colore nero in un’area affollata dai bagnanti. Ieri, a seguito di un improvviso acquazzone, il problema si è ripresentato sul lungomare dopo appena quattro giorni dall’ultima emergenza. Sul posto si è rivelato indispensabile la presenza di un operatore della società Caltaqua, il quale è intervenuto regolando i flussi di scarico dei rifiuti.