Gela. Ventiquattro punti, quinto posto in classifica in condominio con Cittanovese e Nocerina, terzo attacco del campionato, peggior difesa del girone ma appena tre punti sopra la zona play out. Il bilancio al termine del girone di andata del Gela va spiegato in maniera articolata.
I numeri dicono una cosa, quanto successo ne spiega un’altra. Alcuni dati però sono incontrovertibili, come ad esempio il rendimento in casa. Tenuto conto che il Gela ha giocato 17 partite senza nessun apporto del pubblico (se si esclude gli affezionati ultras che seguono la squadra ovunque), nel silenzio del Presti sono arrivate solo due vittorie (goleada con il Roccella e 2-1 nel derby con la Sancataldese). Per il resto tanta sfortuna e qualche terna arbitrale discutibile ed i pareggi con Igea Virtus all’esordio, Palmese, Marsala e le sconfitte con Nocerina, Bari e Castrovillari. In pratica i biancazzurri hanno conquistato in casa appena 9 punti dei 24 disponibili con la media di un punto circa a partita. Inutile parlare di come sarebbe cambiata la stagione e la storia di questo campionato con uno stadio aperto ed in condizioni di normalità. Nel disastro di questa prima parte di campionato il Gela è ancora lì, nelle prime posizioni malgrado gli addii di Zeman e del suo staff, e poi dei vari Bonanno, Montalbano, Burato, Alma, Rao, Cuzzilla. Il rendimento esterno è quello che fa ben sperare. Il Gela ha ottenuto ben cinque vittorie e perso in quattro occasioni, senza mai pareggiare. Sempre a suon di gol i successi con il Portici, Città di Messina, Cittanovese, Rotonda e Locri e pesanti quelle di Troina, Messina, Turris ed Acireale. Diciotto i gol segnati, altrettanti quelli subiti.
Sowe, Dieme e Ragosta, 13 gol in tre, saranno i riferimenti cui affidare le speranze in zona gol.
Tanti rimpianti ma adesso è tempo di voltare pagina. Il Gela giocherà 9 gare al Presti e si spera che almeno una parte dello stadio possa riaprire ai tifosi. Chi è rimasto ha dimostrato attaccamento alla maglia. Chi se ne è andato avrà avuto le sue buone ragioni ma non va considerato. Chissà che la famiglia Mendola non decida di dare una mano al condottiero Brucculeri che sta rianimando un gruppo che era sfiduciato e privo di autostima. La vittoria di fine anno a Locri restituirà entusiasmo e voglia di continuità? Servono però rinforzi. Non per vincere il campionato ma per raggiungere al più presto quella tranquillità necessaria per programmare il futuro. Di errori e maledizioni quest’anno ce ne sono stati già tanti.