Gela. Primo comizio pubblico e nuovi “veleni” in vena alla campagna elettorale, che è ormai giunta alla fase più intensa. Ieri pomeriggio, l’imprenditore Maurizio Melfa (seppur dopo un’iniziale incomprensione su un possibile rinvio), si è presentato davanti ad un drappello di sostenitori in piazza Umberto I. Ovviamente, c’erano anche i rivali a studiarlo e a sincerarsi dell’affluenza. In coda al suo intervento, è arrivato l’attacco alla vecchia politica e Melfa ha usato il termine “spazzatura” per apostrofare il passato, anche quello avvicendatosi a Palazzo di Città. Un attacco che proprio i suoi rivali non hanno gradito e si sono subito preoccupati di farlo notare. Parole che hanno messo tutti d’accordo, anche quelli che per ora si trovano in schieramenti opposti, ma che nel passato (pure quello più recente) hanno condiviso percorsi politici comuni. A farsi portatore del dissenso Terenziano Di Stefano, assessore designato dal “civico” Lucio Greco. “Il termine spazzatura non è sicuramente nobile, né fa onore a chi lo utilizza durante un comizio elettorale – ha scritto sulla sua pagina facebook – nè io né nessun altro in questa competizione politica può essere definito in questo modo. Mi chiedo se queste dichiarazioni siano ancora una volta frutto di goliardate politiche o le pensa veramente. Facciamo politica perché crediamo in una vera e radicale trasformazione e sono pronto a qualsiasi confronto per dimostrarlo”. L’ex consigliere comunale non cita direttamente l’imprenditore ma è chiaro che si riferisce alle parole pronunciate a conclusione del comizio. “Ero lì – dice ancora Di Stefano – e ho sentito con le mie orecchie. Anzi, spero che la Digos abbia registrato l’intero comizio, andrò a verificarne il contenuto”.
Melfa però non vuol passare per quello che attacca i rivali dal palco di piazza Umberto I. “Spazzatura? Sì, è vero, ho usato quel termine. Non avevo però la minima intenzione di riferirmi ai miei avversari in questa campagna elettorale. Ho parlato di spazzatura per criticare il metodo di fare politica che ha prevalso in città almeno negli ultimi trent’anni. Mi spiace se qualcuno si è sentito offeso. Ribadisco che la mia candidatura è proprio alternativa ai metodi del passato, quelli del voto in cambio di qualcosa”. Seppur sferzato da un vento freddo e con un’affluenza che i rivali hanno giudicato insufficiente, il primo comizio pubblico di questa campagna elettorale ha servito l’ennesima scintilla, con o senza “spazzatura”.
Siamo alle solite, con i soliti e con le nuove leve che si arrogano dall’alto della loro scienze di poter risolvere i problemi di una città ormai devastata, con le usuali chiacchiere e le solite “tabaccheria i lignu”. Basta aver seguito dei corsi di formazione sulla comunicazione per credere di poter abbindolare il popolo, che ormai padrone della sua sovranità, questa volta, con cognizione di causa. Ad onor del vero, c’è ancora chi mantiene toni bassi, ha nel programma soluzioni fattibili, sa che non apriranno ” cascioli” perché saranno vuoti. Non fanno polemiche, non accusano, non offendono, fanno semplicemente campagna elettorale. Sicuramente saranno i più premiati per la loro umiltà e per i piedi per terra.
Louis, vorrei poterti credere, ma il servilismo dalle nostre parti è ancora forte. il nostro popolo a cui è demandato da sempre il potere, ha sempre dimostrato che non è in grado di esercitarlo e, spero di sbagliarmi, non lo farà nemmeno stavolta. I nostri MARPIONI continueranno a vincere perchè a noi, gente comune, piace prenderla nel …… Ci vendiamo per un piatto di pasta. Ripeto vorrei sbagliarmi e spero di sbagliarmi, ma la vedo dura. Per loro la campagna elettorale è fatta di prese in giro della povera gente, per noi, comuni mortali, è un periodo di diversivo per parlare in piazza e tra amici e conoscenti di cose che nemmeno conosciamo, ci improvvisiamo politici, passiamo le serate come se sapessimo tutto della politica e di come risolvere i problemi, ma poi, dentro l’urna, continuiamo ad eleggere gli stessi burattinai, capaci di tirare i fili e farci muovere come in un teatrino dei pupi siciliani davanti ad un gruppo di bambini che applaude. La gente ha fame e quando c’è fame se ne frega dei problemi comuni, pensa alla propria “panza”. Bisogna uscire da questa situazione indigente prima possibile e poi potremmo dire ognuno la nostra. Ripeto: SPERO DI SBAGLIARMI……..