Gela. Il “Nazareno” di piazza Umberto I non s’ha da fare. Il patto politico tra Pd e Forza Italia, tra le basi di riferimento della candidatura del “civico” Lucio Greco, viene “congelato” dai big nazionali fedeli a Silvio Berlusconi. Solo un fatto locale, così lo ridimensionano, nonostante il presidente dell’Ars e coordinatore regionale forzista Gianfranco Miccichè lo sponsorizzi ormai da quasi un anno. “Il caso Gela, dove alle comunali si è registrata una alleanza tra Fi e Pd, non è ripetibile a livello nazionale. Si tratta di un fatto meramente locale che non può ripetersi – ha spiegato il capogruppo al Senato di Forza Italia Anna Maria Bernini – noi vogliamo un centrodestra forte, quale unica alternativa credibile all’attuale esperienza che va chiusa al più presto possibile”. Il più duro è l’ex capogruppo alla Camera di Forza Italia Renato Brunetta. “L’unico scenario possibile è l’alleanza di centrodestra premiata il 4 marzo dagli elettori. Salvini ci ha scaricato? Cosa? – ha attaccato – nelle regioni e nelle amministrative vince con noi, il resto sono matrimoni mostruosi, impossibili, che finiscono a pesci in faccia sui giornali ogni giorno”. Addirittura il presidente del Parlamento europeo Antonio Tajani ha voluto mettere le cose in chiaro. “Ora dobbiamo prendere voti per occupare uno spazio tra la Lega e un Pd che si sposta sempre più a sinistra”, ha precisato il vicepresidente nazionale di Forza Italia.
I dem di Peppe Di Cristina e i forzisti di Michele Mancuso, quindi, sembrano destinati a non avere un lungo futuro insieme. Il ballottaggio tra Lucio Greco e Giuseppe Spata sarà probabilmente decisivo in casa forzista. Il leghista è stato elettoralmente trainato dalla valanga di voti dei forzisti di “Avanti Gela”, legati a doppio filo alla deputata nazionale Giusi Bartolozzi e all’ex parlamentare Ars Pino Federico. Hanno voltato le spalle al coordinatore provinciale Michele Mancuso che invece ha scelto la coalizione pro-Greco, insieme ai dem. Il simbolo ufficiale non ce l’ha nessuno, ma dopo le urne in Forza Italia la resa dei conti sarà inevitabile e i generali berlusconiani non vogliono più flirtare con i democratici.