Gela. I tecnici del ministero dello sviluppo economico hanno detto sì alla prima delle concessioni richieste per la coltivazione d’idrocarburi nel Canale di Sicilia da parte di Eni e Edison. Il relativo decreto è stato appena pubblicato.
Si tratta, in sostanza, di un atto fondamentale per il progetto legato alla realizzazione della nuova piattaforma Prezioso K, inserita nel protocollo d’accordo generale sui futuri investimenti Eni in città. L’obiettivo del gruppo, come confermato dal provvedimento rilasciato, è quello della ricerca in mare d’idrocarburi. Ma cosa autorizzano i funzionari ministeriali?
Stando al decreto, passa il via libera alla realizzazione di 4 pozzi sottomarini produttori, di cui uno per il giacimento l’installazione di un collettore sottomarino di raccolta della produzione del campo Argo e 3 pozzi per il giacimento Cassiopea; la posa di 2 sealine dal collettore del campo Cassiopea alla piattaforma Prezioso K; la posa di un ombelicale di controllo del collettore dal campo Cassiopea alla piattaforma Prezioso K e alle quattro teste di pozzo; l’istallazione della piattaforma di trattamento e compressione Prezioso K collegata, tramite ponte di collegamento, con la piattaforma esistente Prezioso che ricade nell’area della concessione C.C3.AG; la posa di una sea line dalla piattaforma Prezioso K al punto di collegamento all’esistente tratto di linea denominato “spare shore approach” del progetto Green Stream; l’installazione di un sistema sottomarino di raccordo tra la sea line da 16” e l’esistente linea da 32” denominata “spare shore approach”; la realizzazione di un punto di misura fiscale a terra all’interno della base Green Stream in un’unica area segregata e indipendente; l’eventuale perforazione, in base ai dati ricavati dalla produzione del giacimento, di 2 nuovi pozzi di sviluppo Cassiopea 4 e Cassiopea 5; la perforazione di 2 nuovi pozzi esplorativi sui prospetti denominati Centauro 1 e Gemini 1.
Il sì ministeriale ha subito prodotto le reazione degli aderenti a Greenpeace. “Questa autorizzazione – scrivono gli esponenti di Greenpeace – è un chiaro segnale che il ministero dello sviluppo non intende prendere in alcuna considerazione la volontà del territorio, ma solo favorire gli interessi delle grandi compagnie petrolifere”.