Gela. Tre anni sono trascorsi da quando, nel febbraio del 2012, l’amministrazione comunale decise di affidarsi all’azienda emiliana Politecnica per completare l’iter delle pratiche di sanatoria edilizia dettato sia dalla legge 47 del 1985 che dalla 724 del 1994.
La scadenza del 26 febbraio. Il rapporto tra la società e l’ente comunale scade a fine mese. Molte pratiche, però, rimangono ancora inevase. Non sono ancora chiare le stime ma negli uffici di Palazzo di Città si parla di oltre mille pratiche da completare. Si tratta, in prevalenza, di quelle la cui documentazione è stata integrata solo di recente dai diretti interessati. “A questo punto – spiega l’assessore all’urbanistica Fortunato Ferracane – ritengo che il rapporto con la Politecnica proseguirà anche dopo la scadenza del 26 febbraio. In settimana, è in programma un incontro con i rappresentanti dell’ordine locale degli ingegneri”. Una conferma in questo senso arriva anche dal sindaco Angelo Fasulo. “Le pratiche non sono state completate per intero – dice – sicuramente, proseguiremo il rapporto con la Politecnica”.
Si paga a pratica. L’appalto assegnato al gruppo di professionisti emiliano viene pagato dalle casse di Palazzo di Città in base al numero di pratiche lavorate. “Paghiamo a pratica – ammette ancora Fasulo – non è un rapporto contrattuale fondato su cifre prestabilite”. Tirando un parziale resoconto, almeno fino ad oggi, l’affidamento ai privati della definizione delle pratiche di condono edilizio sta costando 1.731.681,55 euro. Quota un milione di euro è già stata decisamente staccata. I tecnici del settore edilizia, solo lo scorso mese, hanno dato il via libera allo stanziamento di 600.000,61 euro: fondi acquisiti dal Peg approvato a dicembre. Somme, anche questa volta, destinate alla Politecnica. Intanto, il sindaco Fasulo continua il suo giro tra Gela e Caltanissetta, negli uffici delle rispettive procure, per cercare di dare esecuzione al protocollo che dovrebbe permettere l’avvio dei primi interventi d’abbattimento degli immobili non più acquisibili al patrimonio indisponibile dell’ente. “Non è una novità – conclude Fasulo – è un iter che va avanti da decenni”.