Gela. Delusione e rabbia. Sono questi i sentimenti dei componenti del Comitato per lo Sviluppo dell’Area Gelese. La riforma delle province e l’istituzione dei Liberi consorzi lascia speranze prossime allo zero alla città del Golfo.
“E’ una legge truffa – ha detto senza mezzi termini il presidente del comitato Filippo Franzone – vogliono prendere in giro i siciliani. Danno una parvenza di riforma ma in realtà cambia solo il nome. Se prima avevano speranze prossime allo zero, adesso mi tengo un 10-15 per cento. Sarà difficilissimo realizzare il nostro legittimo sogno”.
La pioggia non ha condizionato la forma di protesta pacifica ma plateale del consiglio comunale gelese. L’invito del comitato è stato accolto. Il sit in di protesta davanti l’ingresso del Parlamento siciliano, a Palazzo dei Normanni, è servito ad accelerare la riforma sui liberi consorzi. Oltre al sindaco Angelo Fasulo e l’assessore Giuseppe D’Aleo, c’erano il presidente del Consiglio e i capigruppo consiliari. Presente ovviamente Filippo Franzone, presidente del comitato che da un decennio si batte per il riconoscimento di Gela provincia, e i rappresentanti delle 40 associazioni.
Nel primo pomeriggio una folta delegazione è stata ricevuta dalla Prima commissione Affari Istituzionali dell’Ars, presieduta da Antonello Cracolici. Sono stati illustrati i punti chiave del disegno di legge che va all’esame dell’assemblea e che lasciano un piccolo spiraglio al sogno di Franzone e migliaia di cittadini che aspirano al Libero Consorzio tra comuni. Ci sarà la possibilità di formare altri consorzi oltre i 9 che prenderanno il posto delle tradizionali province. Un emendamento teoricamente rafforza questa ambizione perché sarà data libertà ai comuni di consorziarsi. Uno dei paletti è quello del numero di abitanti, 150 mila, che Gela ha già superato con l’adesione di altri comuni vicini. Pare che Crocetta intenda spingere affinchè il tetto venga abbassato a 120 mila abitanti.
Il sindaco Angelo Fasulo lancia una provocazione. “Bisogna capire se si crede o no nei consorzi – ha detto il primo cittadino – Se la logica è quella delle vecchie province lasciamo tutto come è ed aspettiamo la riforma nazionale. Vorrà dire che abbiamo perso una grande occasione. Noi vorremmo incidere sull’Ars. Il punto di partenza è negativo. Il problema non è del Pd o del Governatore ma della politica siciliana”.
“Il Consiglio comunale convocato a Palermo – dice Filippo Franzone – doveva servire a sensibilizzare il Parlamento siciliano, affinché produca una riforma vera e democratica, dove siano i comuni i protagonisti, “liberi” di poter scegliere il consorzio che è più consono alle loro esigenze. Ed invece non cambierà nulla. Ho detto a Cracolici che tanto valeva lasciare le vecchie province…”.
Se la legge verrà approvata entro sei mesi i comuni teoricamente potranno staccarsi e consorziarsi in altri. “Come faremo a convincere due terzi dei consiglieri comunali in piccole città a votare a favore di questa norma? – si chiede Franzone – Siamo pronti a ricorrere alla Corte Costituzionale, se non sarà modificata».
Nella scorsa legislatura, un’apposita proposta di legge di iniziativa popolare (oltre 13 mila firme) fu respinta dall’Ars. E ora la nuova doccia fredda.