Gela. A metà maggio potrebbe arrivare il verdetto dei giudici della Corte di appello di Caltanissetta, nei confronti degli imputati nel giudizio, scaturito dalla maxi inchiesta antimafia “Tetragona”. Anche questa mattina, i difensori hanno esposto le loro conclusioni, dopo che la procura generale ha già chiesto la conferma di tutte le condanne di primo grado. Gli imputati sono accusati di aver avuto un ruolo negli affari dei clan gelesi di cosa nostra, che si sarebbero estesi anche al Nord Italia. L’avvocato Antonio Gagliano ha contestato il verdetto di condanna imposto al geometra Salvatore Burgio. Nove anni di reclusione, questa fu la decisione dei giudici del tribunale di Gela. Burgio, per i pm della Dda di Caltanissetta, avrebbe avuto stretti rapporti con esponenti dei clan. Ricostruzione sempre contestata dalla difesa.
Chiesta la conferma delle condanne di primo grado. In primo grado, inoltre, i verdetti più pesanti furono pronunciati per Emanuele Monachella, Armando D’Arma e Aldo Pione. A Monachella, venne riconosciuta l’appartenenza al clan di cosa nostra, attivo soprattutto a Genova, oltre alle presunte estorsioni ai danni dell’imprenditore edile Emanuele Mondello. Così, alla condanna a 3 anni e 6 mesi si aggiunse quella a 10 anni e 6 mesi. Per Armando D’Arma, il collegio pronunciò la condanna a 3 anni e 6 mesi e quella a 8 anni e 6 mesi. Stando ai magistrati della Dda avrebbe preso parte al giro d’estorsioni controllato dai clan locali. 9 anni sono stati inferti anche ad Aldo Pione. I magistrati lo ritennero il collegamento strategico tra la provincia di Varese e il boss Gino Rinzivillo che faceva base a Roma. 8 anni e 6 mesi di reclusione per l’ex ambulante Giuseppe Piscopo, accusato di aver sottoposto ad estorsione i titolari di due supermercati a Caposoprano e Scavone. 3 anni, ancora, per Nunzio Cascino; 2 anni e 6 mesi per il collaboratore di giustizia Fortunato Ferracane; 3 anni e 6 mesi, a testa, per Angelo Greco e Giuseppe Truculento; 1 anno e 6 mesi per l’altro collaboratore Orazio Marcello Sultano; 4 anni e 4 mesi di reclusione, infine, per Alessandro Farruggia, ritenuto coinvolto nella tentata estorsione ai danni del gruppo imprenditoriale gestito dai fratelli Brigadieci. Nel giudizio, sono costituiti parti civili il Comune, Confindustria provinciale, la federazione antiracket nazionale, l’associazione “Gaetano Giordano”, con l’avvocato Giuseppe Panebianco, l’imprenditore Emanuele Mondello, rappresentato dal legale Vittorio Giardino, e i titolari di due supermercati presi di mira dai clan. Gli ultimi difensori a concludere saranno gli avvocati Flavio Sinatra e Francesco Enia, nell’interesse dei loro assistiti. Nel pool di difesa, ci sono anche gli avvocati Giacomo Ventura e Cristina Alfieri.