Gela. L’Eni ha negato l’accesso tra gli impianti della Raffineria a senatori e deputati regionali del Movimento cinque stelle che hanno dato vita al “No oil tour”. L’iniziativa che prevede una serie di visite a siti di tutta la nazione caratterizzati da situazioni ambientali particolari.
Sotto le ciminiere del petrolchimico ad attendere il presidente della commissione regionale Ambiente, Giampiero Trizzino, Vito Crini, Paola Taverna, Nunzia Catalfo, Carlo Martelli, Bruno Marton, Vilma Muronese e Maurizio Vincenzo Santangelo, c’erano solo i vigilantes della “Sicurezza” e due volanti di polizia con lampeggianti accesi.
“Abbiamo chiesto alla dirigenza dell’Eni di permetterci l’ingresso all’interno dello stabilimento – dice il senatore Vincenzo Santangelo – per capire come sono impostate le aree interne. Nonostante avessimo specificato che la visita non aveva alcun ruolo ispettivo e dopo avere avuto il permesso di visitare gli insediamenti di Priolo, Melilli e Augusta, ci è stato negato l’accesso. Davanti i tornelli non c’era nessun addetto del colosso energetico, abbiamo assistito solo all’arrivo di qualche pattuglia di polizia. Sicuramente seguiranno una serie di atti parlamentari specifici”.
Successivamente gli esponenti del M5s, scortati dall’ambientalista Lorefice, hanno fatto visita anche alla discarica Cipolla.
“In questi siti pare siano stati stanziati 800 mila euro e si parla di lavoro in corso d’opera – commenta Trizzino – In realtà abbiamo visitato la discarica Cipolla e non esiste alcuna traccia di cantiere lavorativo. Ci sono solo vasche aperte con presenza di idrocarburi. Vogliamo comprendere dove sono andate a finire le somme per gli interventi di bonifica mai effettuati”.
“Stiamo facendo una serie di visite a siti di tutta Italia caratterizzati da situazioni ambientali particolari – conclude il senatore Vito Crimi – A Gela è emersa una situazione veramente drammatica. Crediamo sia prioritario partire con il risanamento e le bonifiche.
Non è possibile rimandare. Domani in Aula voteremo per bloccare l’acquisto degli F35 e destinare quelle somme alle bonifiche in queste aree dove è prioritario per renderle vivibili. Le bonifiche dovrebbero essere effettuate da chi ha fatto i danni, ma sappiamo bene che trovare i veri colpevoli e recuperare le somme non è semplice. Una delle nostre proposte è di individuare i colpevoli e confiscargli tutto. Spesso dietro ci sono partiti ed esponenti politici”.