Gela. “Rimanere a governare la città non è un atto d’amore ma di odio”. Il coordinatore leghista Antonio Giudice conferma la linea dura verso l’amministrazione comunale. I salviniani sono per un’accelerazione che porti a cambiare pagina. Insomma, dimissioni del sindaco Domenico Messinese oppure sfiducia. “La paventata rivoluzione di Messinese che doveva distribuire benessere a questa città, in termini di grandiose infrastrutture, come l’interporto, non è mai arrivata – dice – ha mai pensato, per un attimo, che la vera rivoluzione sia ripulire questa città per ridarle decoro urbano? I cittadini pagano le tasse per servizi che non hanno. La città è sporca, non curata, con immondizia ovunque, buche per le strade, l’erba che cresce ad ogni angolo e quel che è più grave, poco sicura”. Il fronte sicurezza è uno di quelli caldi, anche per i leghisti. “Assume un ruolo di rilevanza primaria in un’ipotetica scala di problematiche da risolvere – spiega ancora – la micro delinquenza imperversa impunemente in molti luoghi della città. La mia città depredata e abusata da un’amministrazione che brancola nel buio, pavida e senza forma. Rimanere a governare non è coraggio ma vigliaccheria, sciatteria, danneggiamento”.
I leghisti sono per una città che “merita rispetto”. “Una città offesa da una politica inesistente, da un’economia inesistente, dal lavoro inesistente, dalla ricostruzione inesistente, dalle scuole inesistenti, dalle strade inesistenti, da poltronisti esistenti, dalla cultura inesistente, dall’interesse privato esistente – conclude – la Lega con il consigliere comunale Salvatore Farruggia, da tempo chiede una chiusura anticipata di quest’esperienza amministrativa, con una giunta oramai da tempo sfiduciata dai cittadini”. I leghisti, così, tornano a premere sul nervo politico di un’eventuale mozione di sfiducia, mentre gli alleati di centrodestra sembrano aver smorzato i toni.