I "giocattolini" per vendicarsi del furto subito, i Curvà volevano usare le armi: un'intercettazione fu decisiva
Un'intercettazione, nell'ambito di un'inchiesta su un presunto traffico di droga, concentrò l'attenzione dei carabinieri
Gela. Il contenuto di un'intercettazione, nell'ambito di un'inchiesta più ampia su un traffico di droga in città, attirò l'attenzione dei carabinieri, intanto impegnati nell'indagine in essere. Così, si focalizzò l'attività su un presunto piano orchestrato dal quarantanovenne Crocifisso Curvà e dal figlio venticinquenne Emanuele Curvà, pare finalizzato a colpire un rivale, ritenuto responsabile di un furto a loro danno. Vennero portati via diversi capi di bestiame allevati dai Curvà che per farsi giustizia da soli avrebbero voluto porre in essere una ritorsione, usando le armi che secondo gli inquirenti avevano a disposizione. Nelle conversazioni telefoniche captate, i due Curvà parlavano di “giocattolini”, "piccoli" e lunghi. Secondo i carabinieri e i pm della procura, si riferivano alla pistola e al fucile che avrebbero voluto usare per vendetta, al fine di danneggiare il rivale, uccidendogli diverso bestiame o ancora dando alle fiamme la sua vettura. I fatti risalgono a due anni fa e il gip del tribunale, il presidente Roberto Riggio, ha disposto la custodia cautelare in carcere per padre e figlio, in attesa degli interrogatori. Lo scorso anno, inoltre, il venticinquenne Emanuele Curvà venne fermato e arrestato dai militari della guardia di finanza, nella zona di Spinasanta. Lo trovarono con una pistola clandestina e diverse munizioni. Per questa vicenda, ha optato per un rito alternativo e gli sono stati concessi i domiciliari, a conclusione di un periodo di detenzione in carcere.
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