"I gelesi trafficavano droga con le 'ndrine calabresi", poliziotto: "Summit con i catanesi in un locale"

La fonte economica maggiore sarebbe stata quella del traffico di sostanze stupefacenti, alla base della maxi inchiesta “Ianus”

14 novembre 2025 22:34
"I gelesi trafficavano droga con le 'ndrine calabresi", poliziotto: "Summit con i catanesi in un locale" -
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Gela. I clan locali erano diventati “leader soprattutto per la produzione e il traffico di marijuana”. I contatti li tenevano direttamente “con le 'ndrine calabresi”. I poliziotti della squadra mobile di Caltanissetta e i pm della Dda nissena seguirono costantemente l'evolversi dell'affare della droga che avrebbe coinvolto sia la famiglia di mafia dei Rinzivillo sia quella degli Emmanuello. La fonte economica maggiore sarebbe stata quella del traffico di sostanze stupefacenti, alla base della maxi inchiesta “Ianus”. Aspetti messi in luce, nel corso del suo esame testimoniale, da uno dei poliziotti della mobile, che per un lungo lasso di tempo si occupò della rete della droga. “Giuseppe Pasqualino teneva i contatti con la 'ndrina di Polistena mentre il canale con la 'ndrina di Oppido Mamertina era Samuele Rinzivillo”, così ha riferito il poliziotto. Davanti al collegio penale del tribunale, presieduto dal giudice Francesca Pulvirenti, sono imputati Giuseppe Tasca, Vincenzo Alberto Alabiso, Rosario Greco, Benedetto Giuseppe Curva’, Ignazio Agro’, Loredana Marsala, Marius Vasile Martin, Vincenzo Mazzola, Diego Milazzo (1984), Morena Milazzo, Orazio Monteserrato, Brahallan Ivan Escobar Buritica, Gianluca Attardo, Maurizio Domicoli, Dario Rinzivillo, Andrei Pascal, Giuseppe Terrasi, Giovanni Rinzivillo, Samuele Rinzivillo e Vincenzo Donzella. Il circuito dei gelesi non confluiva solo verso le 'ndrine. “Pasqualino era diventato il fornitore principale nella zona dell'agrigentino, a Licata, Palma di Montechiaro e Canicattì”, ha continuato il testimone. Il “braccio operativo”, nelle sere individuate sul territorio locale, sarebbe stato il romeno Vasile Martin. Il testimone ha fatto una lunga disamina di tutti i sequestri di droga effettuati, spesso individuando e bloccando corrieri che arrivavano dalla Calabria, dopo aver effettuato il carico, oppure che si dirigevano in altre zone della Sicilia, per consegnare. Durante un trasporto, pare verso Canicattì, si verificò quella che è stata indicata come una rapina a danno di Rocco Grillo e di Massimiliano Astuti, coinvolti nell'inchiesta e giudicati, in primo grado, in abbreviato. Vennero aggrediti e il gruppo che agì portò via la droga che avevano in auto. Una vicenda che convinse poco i catanesi che erano in affari con i gelesi. Gli incontri con i referenti dei clan etnei, secondo gli investigatori, in città si tenevano nel locale gestito dalla famiglia di un altro imputato, giudicato con il rito abbreviato, Giuseppe Domicoli, considerato uno dei punti fermi nel business della droga. I coinvolti, principalmente quelli che secondo le accuse avrebbero retto le redini del traffico, cercavano di essere piuttosto guardinghi, per non esporsi. Giuseppe Pasqualino, condannato in primo grado al termine del giudizio abbreviato, per i poliziotti della squadra mobile si avvaleva di “utenze citofono”. Utilizzava schede telefoniche sempre diverse in base al contatto con il quale doveva rapportarsi. Tra le parti civili, c’è il Comune di Gela, su mandato dell’amministrazione, rappresentato dall’avvocato Giusy Ialazzo. E' parte civile inoltre il Ministero dell’interno, attraverso l’Avvocatura dello Stato (con il legale Giuseppe Laspina). Gli imputati in dibattimento sono rappresentati dagli avvocati Giacomo Ventura, Filippo Spina, Danilo Tipo, Lia Comandatore, Gioacchino Mule’, Rocco Cutini, Salvatore Pennica, Nicoletta Cauchi, Giovanni Lomonaco, Flavio Sinatra, Carmelo Terranova, Guido Contestabile, Gaetano Rizzo, Giovanni Salvaggio, Calogero Lo Giudice, Calogero Meli, Paolo Ingrao, Matteo Anzalone, Rosanna D’Arrigo e Teresa Raguccia.

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