Gela. Il contratto stipulato con la società italo spagnola Caltaqua che gestisce il servizio idrico integrato va rivisto alla luce della nuova normativa nazionale.
Controlli più serrati su Caltaqua. Una posizione che accomuna i tre segretari confederali di Cgil, Cisl e Uil. “Con la nuova legge – spiegano Ignazio Giudice, Emanuele Gallo e Vincenzo Mudaro – la gestione pubblica sarà realizzata dai comuni in forma singola o associata, non potrà essere sospesa l’erogazione del minimo vitale, si potranno finalmente analizzare nel merito i contratti con i gestori privati e le inadempienze, di modo da accertare eventuali condizioni di recesso”. Quindi, controlli più stretti anche sulle condotte gestionali del gruppo Caltaqua. “Per la sola gestione del servizio, il ricorso a privati e? possibile – continuano – ma solo ad alcune condizioni stringenti. Ogni affidamento potrà durare massimo nove anni e in caso di interruzione del servizio per più di quattro giorni ad almeno il 2% della popolazione del bacino, il gestore privato andrà incontro a una sanzione compresa fra i 100 e i 300 mila euro per ogni giorno di disservizio e alla possibile risoluzione del contratto”.
In bilico il ruolo di Siciliacque. Gli acquedotti, inoltre, verranno affidati direttamente all’ente gestore, eliminando il sovrambito che dava un ruolo quasi esclusivo all’azienda Siciliacque. “La riforma dà mandato al presidente della regione di valutare la rescissione del contratto con Siciliacque o una revisione – concludono i sindacalisti – facile a dirsi, un pò meno a farsi visti gli enormi interessi economici della società partecipata dalla regione ed al 75% posseduta dalla multinazionale francese Veolia. Sono ingenti i profitti realizzati dalla vendita dell’acqua a 69 centesimi a metro cubo, a fronte di scarsi investimenti sulle reti idriche da parte proprio di Siciliacque”.