Gela. Sei omicidi e tre tentati omicidi, ma anche droga ed estorsioni. I pm della Dda di Caltanissetta e i carabinieri del comando provinciale ritengono di aver fatto piazza pulita a Riesi, individuando i vertici dei gruppi di mafia della cittadina, stretta nella morsa del potere dei Cammarata. Sono venticinque le misure di custodia cautelare firmate dal giudice delle indagini preliminari. Manette ai polsi di Calogero Altovino, Michelangelo Amorelli, Carmelo Arlotta, Francesco Cammarata, Gaetano Cammarata, Giuseppe Cammarata, Maria Catena Cammarata, Carlo Crapanzano, Giuseppe Di Buono, Giuseppe Di Garbo, Daniele Fantauzza, Ezio Fantauzza, Angelo Ficicchia, Gaetano Ficicchia, Rocco Ficicchia, Gaetano Forcella, Rosolino Li Vecchi, Gaetano Lombardo, Rosario Marotta, Rocco Turco. Ai domiciliari, invece, Franco Bellia, Daniele Correnti, Filippo Riggio, Salvatore Salamone e Giovanni Tararà.
Gli omicidi. Gli investigatori hanno ricostruito le dinamiche interne ai gruppi di cosa nostra e della stidda, nel tentativo di collocare i pezzi mancanti dietro ad omicidi eccellenti come quelli di Angelo Lauria, Salvatore D’Alessandro, Michele Fantauzza, Pino Ferraro (che sarebbe stato ucciso per aver offerto un passaggio in auto alla moglie del boss Vincenzo Cammarata), Gaetano Pirrello e Andrea Pirrello. Nel lungo elenco, c’è anche l’attentato all’allora assessore comunale Tullio Lanza. Gli inquirenti hanno accertato, inoltre, che i clan riesini miravano a finanziarsi con il traffico di droga, scoprendo vaste piantagioni di marijuana. I capi indiscussi, i fratelli Pino e Vincenzo Cammarata, seppure detenuti, avrebbero continuato a dettare legge, attraverso i familiari, compresa la sorella sessantaquattrenne Maria Catena, a sua volta raggiunta da un provvedimento di custodia cautelare in carcere. La lunga storia criminale di Riesi è tutta concentrata nella maxi ordinanza dell’operazione “De Reditu”.