Gela. Sparita nel nulla trentadue anni fa, i suoi resti non sono mai stati ritrovati. Ad uccidere l’allora poco più che ventenne Rosaria Palmieri fu l’ex marito, adesso sessantenne, Vincenzo Scudera. I giudici della Corte di Cassazione hanno confermato l’ergastolo nei confronti del bracciante, arrestato cinque anni fa dopo la riapertura del caso. Un verdetto emesso negli scorsi mesi, ma solo adesso reso pubblico, soprattutto per volontà dei familiari di Rosaria Palmieri. La madre e le due sorelle, in tutti i gradi di giudizio, si sono costituite parti civili. A loro, rappresentate dagli avvocati Maria Platania e Serena Cilia, è stato riconosciuto il diritto al risarcimento dei danni e una provvisionale in denaro. Scudera, che intanto si era rifatto una vita nelle Marche, per i giudici ha ucciso perché la consorte aveva scoperto una sua relazione extraconiugale. L’imputato, intenzionato a stringere un nuovo rapporto sentimentale avrebbe deciso di eliminare la giovane. Una vicenda riemersa dal buio del passato quasi per caso. Il figlio nato dalla relazione tra Scudera e Rosaria Palmieri, ad anni di distanza dai fatti, si accorse che in realtà il padre non aveva mai presentato una denuncia di scomparsa, a differenza di quello che aveva detto proprio ai familiari.
I pm della procura di Gela e i carabinieri del reparto territoriale hanno ripreso le indagini, arrivando all’arresto di Scudera, che ha sempre negato di aver ucciso l’ex moglie. Alcune ammissioni sono arrivate da collaboratori di giustizia. In secondo grado, i giudici della Corte d’appello, pur confermando l’ergastolo, avevano escluso la premeditazione, sostenendo che Scudera uccise per “motivi abietti”. I magistrati romani di Cassazione hanno confermato la condanna, adesso definitiva. Le motivazione nono sono state ancora pubblicate.