Gela. L’indagine che ha permesso agli investigatori di individuare un diffuso fenomeno di furti lungo la rete idrica Gela-Aragona, con gravi ripercussioni soprattutto nella zona di Licata, è considerata molto importante, anche dal sindaco Lucio Greco. “Desidero pubblicamente esprimere un ringraziamento agli inquirenti e alle forze dell’ordine che hanno dato un nome e un volto ai responsabili dei continui furti lungo la condotta idrica Gela-Aragona. Furti che lasciavano all’asciutto cittadini e aziende, denotando una profonda povertà morale ed etica, prima ancora che di acqua. Complimenti al procuratore Capo Ferdinando Asaro, al sostituto procuratore Luigi Lo Valvo, ai pm e agli agenti per questa lunga attività di indagine, durata circa un anno, che ha permesso di scoprire che ventisei persone di Agrigento erano solite allacciarsi alla condotta destinata all’acqua potabile per le abitazioni. Il plauso e l’apprezzamento, però, non possono non andare di pari passo con una riflessione. E’ impossibile – spiega Greco – non essere amareggiati dal fatto che nella nostra Isola, ancora oggi, nel 2021, si possano verificare reati di questo tipo, che ci fa apparire come una società sottosviluppata. Attorno all’acqua continuano a ruotare fatti di una gravità inaudita, assurdi e inconcepibili, sinonimo di una guerra tra poveri. Quello che emerge è un quadro drammatico, che delinea un’imprenditoria priva di scrupoli e di valori. Non si può definire diversamente, infatti, chi non esita a lasciare senz’acqua zone in cui, notoriamente, la popolazione già soffrire a causa della carenza idrica. In una società che si professa moderna, inquirenti e forze dell’ordine dovrebbero impegnare il loro tempo per far luce su altri tipi di reati, questi non dovrebbero proprio esistere. Altro che principio di solidarietà, qua vengono meno persino le basi del vivere civile. Se pretendiamo che i nostri territori siano al passo con il resto dell’Europa, se coltiviamo l’ambizione di far parte di un’Europa civile e democratica, non possiamo, di certo, ancora permettere che si assista a fatti di questo genere, così come non possiamo più tollerare la penuria di acqua nel nostro territorio. I gelesi meritano un servizio e una gestione molto più efficienti e molto meno cari, e anche per questo il mio impegno è e rimarrà sempre massimo”.
L’indagine, come spiegato dagli investigatori, è partita su un esposto di Siciliacque. Proprio dalla società fanno sapere che “è un segnale importante per il territorio in un momento in cui l’intera Regione è alle prese con una pesante crisi idrica dovuta alla siccità”. “Ringraziamo il procuratore di Gela, il questore di Caltanissetta e tutti i poliziotti che hanno partecipato alle indagini – sottolineano i vertici di Siciliacque – perché ci consentono di proseguire nel nostro lavoro con maggiore serenità. Le riunioni con i prefetti di Caltanissetta e Agrigento e le attività di ricerca degli allacci abusivi lungo tutta la condotta idrica, eseguiti dai nostri tecnici anche con la vigilanza delle forze di polizia – spiegano i manager di Siciliacque – hanno permesso d’individuare i diversi punti in cui veniva rubata l’acqua e conseguentemente di ridurre sensibilmente gli ammanchi”.
Dove manca un futuro lavorativo e dopo anni ancora si verificano gli stessi problemi in un paese dove la maggior parte dei cittadini è scappata via, si inizia a perdere speranza, la gente inizia a non rispettare e rispettarsi