Gela. La questione degli investimenti di Eni in città non segue solo il canale, ufficiale, dei tanti, forse troppi, tavoli istituzionali avviati oramai da mesi.
Incontro sindacati-Enimed. Negli scorsi giorni, un nuovo confronto si è avuto, infatti, anche tra le segreterie provinciali dei chimici di Cgil, Cisl e Uil e i vertici di Enimed. Un incontro che ha seguito quelli tenutisi lo scorso dicembre. I segretari provinciali Gaetano Catania, Francesco Emiliani e Maurizio Castania mirano ad acquisire numeri certi sul fronte occupazionale, a cominciare dagli operatori del diretto. Il dossier è aperto, inoltre, nel tentativo di ottenere indicazioni sui tempi di realizzazione della centrale on shore che ha preso il posto della piattaforma off shore Prezioso K. Tra gli argomenti portati al tavolo, destinati comunque ad essere nuovamente verificati, c’è quello del passaggio di centoventi operatori di raffineria tra le fila di Enimed. I sindacati, proprio a fine 2016, avevano preannunciato possibili mobilitazioni qualora i manager, sia di raffineria che di Enimed, non avessero dato rassicurazioni rispetto a quanto indicato nel protocollo d’intesa del novembre di tre anni fa. Di certo, molto più complicata appare invece la vertenza indotto che, negli ultimi giorni, è tornata alla ribalta con proteste operaie e l’attivazione di nuovi ammortizzatori sociali, a cominciare dai trentacinque provvedimenti di cassa integrazione decisi dal gruppo Eurotec.
Gli imprenditori dell’indotto vogliono entrare negli appalti della centrale on shore. Intanto, proprio l’investimento “trasferito” dalla piattaforma Prezioso K alla centrale on shore è alla base di un altro confronto avviato negli scorsi giorni, ovvero quello tra gli stessi manager Enimed e i vertici locali di Confindutria Centro Sicilia e Legacoop. Gli imprenditori mirano all’apertura degli appalti, soprattutto alle aziende locali dell’indotto. Per questa ragione, si sono rivolti ai vertici del cane a sei zampe. L’amministrazione comunale, con in testa il sindaco Domenico Messinese e il suo vice Simone Siciliano, già al momento della scelta di Eni di rinunciare a Prezioso K, aveva assicurato che i lavori per la centrale a terra avrebbero generato maggiori possibilità occupazionali per gli operai delle aziende locali. Molti imprenditori dell’indotto avrebbero già chiesto una sorta di “spacchettamento” dei lavori da appaltare, di modo da assicurare più commesse e la partecipazione alle attività di un numero maggiore di società locali.