Gela. Le condanne imposte dal giudice dell’udienza preliminare del tribunale di Roma vanno confermate. La richiesta è arrivata dalla procura generale nel giudizio di secondo grado scattato dopo i ricorsi presentati dagli imputati coinvolti nell’inchiesta “Druso”, il filone capitolino della maxi indagine contro il gruppo mafioso dei Rinzivillo. Gli investigatori scoprirono possibili interessi del presunto boss Salvatore Rinzivillo e dei suoi uomini, intenzionati ad entrare in alcuni settori economici, avvantaggiando aziende di fiducia. Avrebbero sottoposto a richieste estorsive sia le titolari di una società che operava nei mercati all’ingrosso sia quello di un locale del centro di Roma. In primo grado, al termine del giudizio abbreviato, il giudice dell’udienza preliminare Annalisa Marzano ha condannato a quindici anni e dieci mesi di reclusione lo stesso Salvatore Rinzivillo, a sette anni e otto mesi Paolo Rosa, tre anni e otto mesi per Giovanni Ventura, sei anni e otto mesi ad Angelo Golino, quattro anni e due mesi a Rosario Cattuto, quattro anni e sei mesi a Cristiano Petrone, uno dei carabinieri che si sarebbe messo a servizio di Rinzivillo garantendogli l’accesso ad informazioni riservate. Verdetti che la procura generale chiede vengano confermati dalla Corte d’appello della capitale. I difensori, però, hanno nuovamente insistito sull’assenza di elementi chiari per contestare l’associazione mafiosa e per collegare gli imputati ai fatti ricostruiti dagli inquirenti.
Si tratta di quanto accertato nel territorio di Roma, dato che il grosso dell’inchiesta è poi confluito nel blitz “Extra fines”, coordinato dai magistrati della Dda di Caltanissetta. Altri difensori esporranno le rispettive conclusioni a fine maggio. Parti civili sono gli esercenti che sarebbero stati taglieggiati (rappresentati dall’avvocato Piergerardo Santoro), l’associazione antiracket “Gaetano Giordano” e la Fai (con il legale Giuseppe Panebianco). Gli imputati sono difesi dagli avvocati Roberto Afeltra, Riccardo Balsamo, Chiara Porta Crozon, Federica Salemi, Mauro Capone, Maria Concetta Marzo e Pierfrancesco Bruno.