Gli imprenditori gelesi della Roma Costruzioni nel mirino dei clan di Noto, minacce e un mezzo bruciato: tre rimangono in carcere

 
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Il video dell'azione di fuoco contro l'autocompattatore della Roma Costruzioni

Gela. Rimangono in carcere i tre presunti esponenti del clan mafioso

dei Trigila di Noto, accusati di aver messo nel mirino la Roma Costruzioni, l’azienda dell’imprenditore gelese Giuseppe Romano, che negli scorsi mesi ha ottenuto l’appalto per la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti nella città del siracusano.

Le richieste imposte all’azienda gelese. I giudici del tribunale del riesame di Catania hanno confermato per intero la misura imposta al presunto boss sessantaduenne Angelo Monaco. Ci sarebbe lui dietro alle richieste estorsive. Il gruppo gelese avrebbe dovuto assumere due uomini di fiducia segnalati dal boss. Dopo il no, sarebbe scattata la ritorsione, con le fiamme appiccate ad un autocompattatore dell’azienda di Romano. In carcere, rimangono anche Giuseppe Casto e Pietro Crescimone, che avrebbero materialmente organizzato l’azione di fuoco. I giudici del riesame di Catania, invece, hanno revocato gli arresti domiciliari inizialmente imposti all’imprenditore catanese Vincenzo Guglielmino, che adesso è sottoposto solo all’obbligo di dimora nel comune di residenza. Il sessantatreenne, stando all’esito dell’inchiesta “Piazza Pulita”, avrebbe fatto da tramite tra gli altri indagati e i vertici della Roma Costruzioni. Avrebbe recapitato le richieste di assunzione agli imprenditori gelesi. I vertici della Roma Costruzioni, però, denunciarono tutto agli inquirenti. Così, scattò il blitz messo a segno da finanzieri e poliziotti.

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