Gela. Saranno altri giudici a valutare la posizione del sessantasettenne Sebastiano Alferi, fratello del presunto boss Giuseppe. La corte ricusata. La decisione, dopo l’istanza di ricusazione avanzata da diversi difensori degli imputati, è stata adottata dai magistrati della corte d’appello di Caltanissetta davanti ai quali si sta celebrando il giudizio scaturito dal blitz “Inferis”. Il presidente della corte d’appello nissena, invece, non si è ancora pronunciato sulle altre richieste arrivate dai giudici della seconda sezione. Così, almeno per ora, il procedimento di secondo grado continua nei confronti di altri sedici imputati. Sono tutti accusati di aver fatto parte del presunto gruppo retto dal boss Giuseppe Alferi. In primo grado, il giudice dell’udienza preliminare del tribunale di Caltanissetta emise condanne per circa cent’anni di detenzione.
“Non esiste nessun gruppo Alferi”. Intanto, in aula si è data lettura alla relazione dei giudici d’appello. A rilasciare dichiarazioni spontanee è stato il figlio di Alferi, Nunzio. “L’unico rapporto che ho mai avuto con mio padre è quello di famiglia – ha spiegato ai giudici e al magistrato della procura generale – non esiste nessun gruppo Alferi”. La corte ha rinviato al prossimo 5 maggio: in quell’occasione potrebbero arrivare nuove decisioni sulle richieste di ricusazione avanzate dai legali di difesa. Nel pool ci sono gli avvocati Davide Limoncello, Giacomo Ventura, Maurizio Scicolone, Vincenzo Vitello, Michele Micalizzi, Giovanna Zappulla, Nicoletta Cauchi, Riccardo Lana, Giovanni Lomonaco e Margherita Genco. Parti civili si sono costituiti i legali di alcune aziende che sarebbero state prese di mira dagli imputati, si tratta degli avvocati Joseph Donegani, Vittorio Giardino, Fabio Fargetta e Giuseppe Zampogna. Tra le parti civili c’è anche Emanuele Cascino, ex fedelissimo di Peppe Alferi e attuale collaboratore di giustizia difeso dall’avvocato Vania Giamporcaro.