Gela. Alla fine, non si è tenuto il mini vertice con gli alleati programmato dal sindaco Lucio Greco per tentare di mettere tutto in chiaro rispetto alla composizione della sua giunta ma, probabilmente, anche per evitare fibrillazioni di maggioranza nell’ottica dell’elezione del presidente del consiglio comunale. Impegni del neo sindaco avrebbero fatto cambiare gli iniziali piani. Sulla carta, una giunta Greco già ce l’ha, ma dopo l’esito elettorale gli alleati hanno fatto capire che qualcosa va rivista. Il sindaco avrebbe iniziato ad avere colloqui telefonici con gli esponenti dei gruppi che lo sostengono. L’obiettivo è garantire a tutti l’adeguata “visibilità” istituzionale, nel tentativo di non avere scontenti in casa. Se la presidenza del consiglio comunale sembra da restringere a due liste, “Un’Altra Gela” (Salvatore Sammito e Giuseppe Morselli si sono fatti avanti) e “Azzurri per Gela” (negli ultimi giorni sembra che il riconfermato Vincenzo Cascino stia lavorando per capire se ci siano spazi di manovra), la giunta potrebbe servire a Greco per rispondere ai “desiderata” dei suoi alleati. In questo caso, andrebbe rivista la composizione e potrebbero liberarsi posti. Dal gruppo di “Azzurri per Gela”, la civica ispirata dal forzista Michele Mancuso, sarebbe arrivata la richiesta di un secondo posto, dopo quello assegnato all’avvocato Nadia Gnoffo, fedelissima locale del deputato all’Ars.
Tra le ipotesi potrebbe esserci quella che porta a Giuseppe Licata, l’ex dem che per qualche settimana ha fatto parte dell’ultima giunta Messinese, per poi fondare il progetto civico al quale ha aderito proprio Greco. Ma le richieste non mancherebbero, dato che il neo sindaco non potrà esimersi dal rendere omaggio alla raffica di voti giunti da “Un’Altra Gela” (la sua civica di riferimento), all’inatteso successo di “Una Buona Idea” (lista diretta discendente del patto civico) e all’apporto di liste come “Impegno Comune-Popolo della famiglia” o dello stesso Partito Democratico, senza dimenticare gli apporti “esterni” incassati al ballottaggio. In questa fase, il sindaco non può rischiare svarioni, soprattutto nella prospettiva di una maggioranza praticamente di ferro, sempre che qualche scontento non decida diversamente.