Gela. I due specialisti che l’hanno sottoposta ad una verifica più ampia, ritengono possibile che una ventitreenne, la scorsa estate, sia stata effettivamente costretta ad avere un rapporto sessuale, contro la sua volontà. I periti hanno riferito davanti al gip del tribunale Francesca Pulvirenti. Sotto indagine c’è un ventinovenne, accusato appunto di aver violentato la ragazza, sua conoscente. L’avrebbe condotta in una zona molto isolata, a Montelungo. L’indagine è in corso e l’incidente probatorio è servito ad acquisire ulteriori elementi. L’attività dei periti si è concentrata soprattutto sulle condizioni mentali della ragazza. E’ stato confermato un “ritardo lieve”. La giovane, comunque, ai poliziotti del commissariato fornì una descrizione assai dettagliata di quanto accaduto e dei luoghi. Gli agenti ritrovarono anche un telo, che sarebbe stato utilizzato durante il rapporto sessuale. L’indagato ha sempre sostenuto di non aver utilizzato la forza. Si sarebbe trattato, secondo questa linea, di un rapporto consensuale. Attualmente, i pm gli contestano la violenza sessuale. Le indagini proseguono. La giovane spiegò che sarebbe stata portata in quella zona isolata, pur senza volerlo. Pensava, invece, di poter trascorrere qualche ora con la famiglia del ventinovenne, che invece l’avrebbe costretta ad avere un rapporto sessuale.
La ragazza aveva già riferito i primi particolari ai sanitari del pronto soccorso dell’ospedale “Vittorio Emanuele”. Ci sarebbero immagini dei sistemi di videosorveglianza, che mostrerebbero i due, prima dell’arrivo a Montelungo. La giovane e i suoi familiari hanno scelto di farsi assistere da un legale, l’avvocato Rosario Prudenti, per seguire l’indagine e l’eventuale successivo procedimento.