Gela. L’ennesimo stop alla distribuzione idrica, dovuto questa volta a guasti all’acquedotto Ancipa, fa emergere tutti i risvolti di una gestione sempre più al centro delle critiche. Il segretario confederale della Cisl Emanuele Gallo, che da tempo segue una vertenza acqua che è infinita, ritiene che le inefficienze vadano ricercate anche nel sovrambito, quello gestito da Siciliacque, che poi rifornisce Caltaqua. Pochi investimenti e solo profitti incassati, ci sarebbe anche questo dietro a quanto accade regolarmente, con guasti che mettono in ginocchio migliaia di utenti e famiglie, lasciate senza forniture idriche. “La società Siciliacque, a composizione mista, 75 per cento privata e 25 per cento pubblica, gestisce dal 2004, in base ad una convenzione di affidamento del servizio idrico all’ingrosso in Sicilia, tredici schemi idrici di interesse regionale. Abbiamo più volte denunciato i continui guasti nelle tubature delle condotte idriche del sovrambito di Siciliacque – dice Gallo – e infatti il risultato è sotto gli occhi di tutti. La nostra rete idrica è un colabrodo, ma anziché pensare ad un rifacimento totale della rete con nuovi investimenti, per evitare la dispersione idrica, si va avanti con riparazioni di emergenza e medicazioni d’urgenza”. In base ai dati forniti dalla Cisl, a fronte di un investimento che si aggirerebbe intorno ad 1.700.000 euro, i ricavi netti di Siciliacque toccano i 51.256.000 euro. Una sproporzione enorme. “Inoltre, volevo ricordare che Siciliacque nel propri bilanci negli anni non ha investito un euro nei costi di ricerca che per un’azienda rappresenta un capitolo di spesa importante per studiare processi e servizi nuovi, rispetto a quelli già utilizzati – aggiunge Gallo – viene spontaneo domandarsi perché a fronte degli ingenti profitti guadagnati da Siciliacque dalla vendita dell’acqua ai gestori privati, almeno 70 centesimi a metro cubo, non corrispondano gli adeguati investimenti sulle reti idriche. Il tutto a fronte di un servizio non certo efficiente, considerando appunto che a pagarne le conseguenze sono i cittadini”.
Sono tanti i punti interrogativi di una gestione privata che ad oggi non ha apportato alcun vantaggio agli utenti, ma generato profitti enormi alle società che hanno in mano le forniture idriche. Le perplessità non mancano neanche sul piano del passaggio al sistema dell’Ati, da poco ratificato dai sindaci del territorio. Il Forum dell’Acqua e dei beni comuni, riprendendo quanto riportato da questa testata, esprime non pochi dubbi sul ricorso al Tar Palermo, che è stato presentato dai manager di Caltaqua, rispetto al regime transitorio, precedente alla costituzione dell’Ati. “Appare surreale che un gestore privato possa chiedere di non applicare la legge regionale – dicono dal Forum – a che titolo ci domandiamo e soprattutto a quale scopo? Inoltre con quali artefici la Regione potrebbe articolare una risposta che va in senso contrario all’applicazione della legge 19/15 quando attraverso tutti gli ultimi atti promulgati, comprese le diffide ad adempiere ai Comuni che non hanno ancora costituito le Ati, l’assessore al ramo Alberto Pierobon sta cercando finalmente di farla entrare a regime? Si ricorda per inciso che l’articolo 49 della legge regionale 11/10, come modificato dal Commissario dello Stato, subordina la risoluzione al caso in cui non vi sia l’integrale adempimento degli investimenti contrattualmente previsti. In attesa che il presidente Nello Musumeci si esprima sullo stesso argomento, valutando la controversa relazione che il commissario dell’Ato ha inviato a seguito dei lavori della Commissione Tecnica per valutare gli adempimenti contrattuali del gestore, i legali di Caltaqua si sarebbero dunque portati avanti col lavoro”.