Furto di frutta, decise le pene: L’imputato, “L’ho fatto dopo aver perso lavoro”

 
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Gela. I carabinieri di Butera li avevano sorpresi, alcune settimane fa, mentre rubavano oltre mille chili di pesche da un terreno di contrada Priorato. Il ventinovenne Angelo Pepe e il cinquantatreenne Emanuele Fidone, il primo gelese e il secondo niscemese, sono stati condannati dal giudice del tribunale di Gela Manuela Matta.

Pepe, incensurato prima dell’arresto, dovrà scontare quattro mesi di reclusione, la pena però è stata sospesa. Emanuele Fidone, con diversi precedenti penali alle spalle, è stato condannato a otto mesi di detenzione.
Il verdetto emesso dal magistrato ha, solo in parte, accolto la linea difensiva sostenuta dai difensori, i legali Salvo Macrì e Maurizio Scicolone che hanno optato per il giudizio abbreviato.
Prima del verdetto, Angelo Pepe ha pubblicamente chiesto scusa, giustificando il furto con l’assoluta assenza di lavoro e le scarse prospettive di reddito per la sua famiglia. “Ho perso il lavoro – ha detto davanti al giudice – e non sapevo come fare per mandare avanti la famiglia”.

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