Gela. Tra gli indagati nell’inchiesta “Magna magna”, condotta dai carabinieri e coordinata dai pm della procura, c’è anche il cappellano dell’ospedale “Vittorio Emanuele”. Gli inquirenti, anche servendosi di telecamere nascoste, hanno ricostruito furti e danneggiamenti, tra le corsie del nosocomio e principalmente nelle cucine. I legali che assistono il prete indagato, però, tengono a precisare che “ha chiarito la sua posizione davanti ai giudici del tribunale del riesame di Caltanissetta che ne hanno tenuto conto”. “Al sacerdote – spiegano – non vengono contestati episodi di furti. Fu autorizzato dai dirigenti dell’ospedale a consumare i pasti nella mensa della struttura. Non c’è una sola immagine che lo ritrae in situazioni anomale o che possano far pensare a furti. In quasi quaranta anni di sacerdozio, si è sempre dedicato ai più bisognosi ed è conosciuto in città come una persona perbene”. I difensori preannunciano che lo stesso sacerdote ha già espresso la volontà di essere sentito dai pm della procura che hanno condotto l’indagine. “Faremo richiesta di interrogatorio – concludono – perché c’è l’intenzione di chiarire ancora una volta che non c’è mai stato nessun atto di ruberia da parte del nostro assistito, che seppur abbia ricevuto l’avviso di conclusione indagini, non ha la stessa posizione di altri indagati”.
Gli investigatori, prima di arrivare alla conclusione delle indagini (anche se nessuno dei coinvolti è stato destinatario di misure restrittive) hanno ricostruito decine di episodi collegandoli all’azione di operatori e dipendenti di ditte esterne ma anche a sanitari del nosocomio di Caposoprano.