Gela. Nei suoi confronti i pm della procura hanno chiesto il rinvio a giudizio. L’udienza davanti al gup del tribunale si sarebbe dovuta tenere in settimana, ma le restrizioni anti-Covid hanno fatto slittare tutto. Nell’abitazione del cinquantasettenne Emanuele Zappotti, i carabinieri trovarono un fucile semiautomatico, una pistola e decine di munizioni. Le armi erano nascoste nel bagno e vennero ritrovate durante un controllo. Le indagini furono chiuse la scorsa estate e adesso l’uomo dovrà sostenere le accuse che gli vengono mosse. Subito dopo l’arresto, spiegò che le armi non erano mai state utilizzate, anche se i carabinieri e i pm della procura effettuarono accertamenti su questo fronte, soprattutto per capire se fossero state impiegate in altri frangenti. L’arresto venne eseguito anche ai danni del trentasettenne Calogero Daniele Infurna. I giudici del tribunale del riesame annullarono l’ordinanza e lui stesso spiegò di non sapere nulla delle armi.
Avrebbe ricevuto ospitalità nell’abitazione solo per alcuni giorni. La sua posizione è stata stralciata e la difesa, sostenuta dall’avvocato Maurizio Scicolone (legale anche di Zappotti) ne ha chiesto l’archiviazione.