Gela. Nove anni e quattro mesi di reclusione per aver sparato contro il trentottenne Benito Peritore. Il giudice dell’udienza preliminare Marica Marino ha pronunciato il verdetto nei confronti del trentaseienne Luigi Di Noto. Lo scorso maggio, è stato proprio lui a fare fuoco servendosi di un fucile. Tra i due i rapporti erano ormai molto tesi, soprattutto a causa di dissapori personali. Peritore è stato ferito nei pressi del cimitero Farello, in un’area rurale della città. Dopo aver raggiunto il pronto soccorso dell’ospedale Vittorio Emanuele, le ferite si sono comunque rivelate superficiali. Al termine della requisitoria, il pm Federica Scuderi ha chiesto una condanna a dodici anni di detenzione. Di Noto, dopo il fermo imposto dai carabinieri, ha ammesso i fatti, facendo ritrovare armi e munizioni. Il gup gli ha riconosciuto le circostante attenuanti generiche. La difesa, sostenuta dall’avvocato Giovanni Bellino, ha invece spinto per un riqualificazione di uno dei capi d’accusa. Non si sarebbe trattato di tentato omicidio (alle fine riconosciuto dal giudice) ma di lesioni. Di Noto non avrebbe avuto l’intenzione di uccidere il rivale. Una linea che non ha convinto il magistrato. Il ferito si è costituito parte civile con l’avvocato Maurizio Scicolone, che ha chiesto la condanna e la conferma del tentato omicidio (gli è stato riconosciuto il diritto al risarcimento dei danni).
L’imputato, che ha scelto di essere giudicato con il rito abbreviato, era accusato anche della detenzione illegale delle armi e delle munizioni sequestrate dai carabinieri che risalirono alla sua identità dopo poche ore. La difesa attende la pubblicazione delle motivazioni e si prepara a presentare appello.