Gela. L’opera iconografica “Corvo” dell’artista Francesco Savatta entra a far parte della collezione della Galleria internazionale d’arte moderna di Venezia. Il disegno a grafite su carta (misura 500×500 mm), catalogato nella monografia artistica di Savatta pubblicata a giugno del 2022, è caratterizzato da un pavimento a scacchi bianchi e neri che si riflette sul sovrastante soffitto. Il corvo, protagonista dell’ambiente, è in connessione con l’Ade e gli scacchi e simboleggia la lotta tra il bene ed il male.
“Un’altra bella tessera si aggiunge al personale mosaico artistico – racconta Francesco Savatta – Recentemente una mia opera aveva già ottenuto l’accreditamento presso il Vaticano. Adesso – spiega l’artista gelese – un altro disegno entra a far parte della collezione pubblica della prestigiosa Galleria Internazionale d’Arte Moderna che ha sede nel magnifico palazzo di Ca’ Pesaro, sorto nella seconda metà del XVII secolo per volontà della nobile famiglia Pesaro, su progetto del massimo architetto del barocco veneziano, Baldassarre Longhena”.
La Galleria internazionale d’Arte moderna accoglie le opere acquisite alle Biennali di Venezia e, tra il 1908 e il 1924, le storiche Mostre Bevilacqua La Masa, che favoriscono una giovane generazione di artisti tra cui Umberto Boccioni, Felice Casorati, Gino Rossi, Arturo Martini. La collezione tra le più importanti della nazione, che si arricchisce nel tempo e conta oggi più di 5.000 opere tra pittura, grafica e scultura, può annoverare anche il disegno “Corvo” appartenente alla monografia artistica di Francesco Savatta. Un’opera densa e carica di simbologia in grado di mettere alla prova chi si diletta ad interpretare iconografie.
Il “Corvo” sarà esposto permanentemente anche accanto alle opere dei massimi rappresentanti del simbolismo europeo, da Whistler a Kingler, da Munch a Brangwin, e a quelle dei grandi artisti italiani quali Giacomo Favretto, Emilio Ciardi, Luigi Nono, Filippo De Pisis. “Solo dedizione, costanza e grande amore per ciò che facciamo ci consente di realizzare i nostri sogni – ammette Francesco Savatta -Da bambino desideravo che una mia opera potesse “volare” a Venezia ed essere ospitata nella città che essa stessa è un’opera d’arte. Resta costante in me – conclude l’artista gelese – la linea di confine tra pathos e inquietudine; quella linea sottile che mantiene alte le temperature dell’animo”.